In questi giorni, leggiamo, su diversi quotidiani, degli articoli sulla vicenda relativa al concorso Dirigenti scolastici 2017, dettati da superficialità e parziale conoscenza dei fatti.
Innanzitutto, è necessario ribadire a gran voce che, solo grazie all’impegno e alla richiesta di trasparenza e legalità, si è potuto venire a conoscenza di una serie di innumerevoli anomalie procedurali che mai avrebbero dovuto sussistere in un concorso pubblico.
Un concorso annullato in prima istanza dal TAR Lazio ma successivamente salvato dal Consiglio di Stato con una decisione che mirava a tutelare solo ed esclusivamente “l’interesse pubblico”.
Interesse che, possiamo serenamente affermare, affiora le sue fondamenta su atti illegittimi ed addirittura presunti comportamenti illeciti.
Finalmente al Governo sono approdate delle Forze politiche che hanno sempre sostenuto una battaglia di chiarezza indirizzata a ripristinare quei principi di legalità e trasparenza che, per troppo tempo, sono stati gli assenti giustificati.
Queste Forze, oggi, con la coerenza e l’onestà intellettuale che le contraddistingue, hanno deciso di aprire un confronto pubblico che possa portare ad una risoluzione extragiudiziale della vicenda. Una soluzione che non viene solo richiesta da chi è stato gravemente penalizzato e danneggiato ma addirittura suggerita dal Giudice amministrativo, il quale invita la Pubblica Amministrazione, in forza della sua discrezionalità, a valutare l’opportunità di porre fine ad un’annosa querelle giudiziaria amministrativa e penale, non realizzando, altresì, provvedimenti che possano creare ulteriori disparità di trattamento.
Tuttavia, qualcuno, ritiene che, tale comportamento politico sia sbagliato. È sbagliato, quindi, ripristinare i canoni di giustizia, legalità e trasparenza?
Quel che va chiarito con fermezza granitica, è che a seguito di quanto accaduto, è doveroso “sanare” un’assurda procedura concorsuale, dove il palazzo di vetro si è trasformato in una cortina di ferro, negando per anni un semplice accesso agli atti, dove ad oggi, nonostante un ordine di esecuzione dell’autorità giudiziaria non sono stati consegnati in maniera integrale i software informatici (consegnando a detta di illustri periti informatici, esperti del settore, solo parti e per lo più palesemente manipolate e false).
Ma vi è di più, scendendo nel merito della valutazione, non solo circa 64 verbali di 6 Sottocommissioni sono oggetto di indagine da parte della Procura di Roma (ogni sottocommissione valutava circa 250 candidati, le valutazioni messe in discussione tra promossi e bocciati sono circa 1.500), a ciò vanno aggiunte le quasi 600 valutazioni depositate presso la Procura di Roma, in quanto manifestatamente illogiche e difformi rispetto ai criteri e alle griglie di correzione. Compiti, pienamente conformi alle richieste dei quadri di riferimento, bocciati (forse nemmeno letti) e compiti di 3 parole o totalmente fuori traccia, valutati in maniera lodevole. Pur tuttavia, immaginando che tutto ciò non basti, allora è bene ricordare che vi sono altre procure che hanno attenzionato questa intoccabile procedura (Bologna, Ravenna, Catania, Napoli, Santa Maria Capua Vetere), e che migliaia di ricorrenti sono pronti a costituirsi parte civile nell’eventuale processo penale, che potrebbe aprirsi a seguito delle indagini in atto a dimostrazione di quel “principio di reato” che hanno sempre denunciato.
Bene, ora non si comprende per quale ardito motivo, secondo improvvisati e inattendibili conoscitori della questione, tutto ciò va salvaguardato, ovvero va salvaguardata l’illegittimità, l’ingiustizia, l’illegalità, l’assenza di meritocrazia e trasparenza. Tutto ciò va salvaguardato, perché dei seri e preparati professionisti della scuola, che per anni hanno coltivato un’aspirazione professionale, per loro sfortuna, sono incappati nella peggiore procedura concorsuale della storia repubblicana. Tutto ciò va salvaguardato, perché aspiranti dirigenti scolastici continuano a subire sentenze di condanna redatte con il “copia e incolla”, nelle quali sono riportare motivazioni difformi rispetto alle doglianze proposte, sentenze in cui non vengono neanche accennate le prove documentali addotte, sentenze in cui le perizie di parte non vengono neanche considerate o dichiarate errate solo perché lo sostiene la controparte senza alcuna prova.
Per non parlare inoltre della rinuncia ai ricorsi, dietro esplicita minaccia di condanne alle spese (oltre il danno anche la beffa) non essendo in grado di supportarle.
Noi siamo grati alle Forze politiche di maggioranza, poiché hanno avuto il coraggio di porsi dalla parte della legalità, della trasparenza e della giustizia. Gli riconosciamo il merito di aver tenuto fede alla parola data, di aver posto al centro del dibattito politico una ignobile vicenda che molti fingono di non vedere o di vedere e raccontare in maniera difforme dalla realtà. Siamo certi che, con la forza e la determinazione che li hanno contraddistinto, riusciranno ad andare fino in fondo e di porre fine a questa triste vicenda con una soluzione che possa tenere conto di tutte le posizioni e gli interessi in gioco.
Associazione Trasparenza è Partecipazione
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