Siamo alle solite: il bando di concorso per dirigenti non esce, come abbiamo scritto già, e allora si prospetta un’altra annata di reggenze.
Nonostante le rassicurazioni del ministro Fedeli “stiamo affrontando il problema della carenza di personale dirigente negli istituti scolastici e stiamo accelerando”, questo è il programma per il prossimo settembre: una scuola su cinque senza preside, 1600 dirigenti scolastici in meno, presidi costretti a gestire fino a 15 scuole e con i pensionamenti del prossimo anno la situazione è destinata a peggiorare.
Quindi la situazione è particolarmente ingarbugliata e indubbiamente la latitanza del concorso annunciato sin dal 2015, non fa ben sperare.
Concorso dirigenti che infatti non fa altro che essere annunciato a breve per poi cadere puntualmente nel dimenticatoio, prima a dicembre 2016, poi in primavera, e che ancora non vede la luce: anzi, addirittura non è neanche stato pubblicato il regolamento, si legge su Il Corriere della Sera, che deve precedere il bando, perché è tornato al Consiglio di Stato per un’ulteriore verifica.
Per il presidente ANP Rembado si tratta di “un’odissea”e anche se la ministra Fedeli assicura che “per quanto riguarda le competenze del mio ministero siamo già pronti da tempo” e che mancherebbero da perfezionarsi solo alcuni passaggi degli organi di verifica, di fatto le complicazioni burocratiche e il rimbalzo tra istituzioni stanno facendo slittare ulteriormente un concorso che dovrebbe dare nuova linfa dirigenziale alle scuole.
E in effetti, come avviene orami da anni, le reggenze sembrano l’unica soluzione per tappare i buchi. Ma alla lunga, la toppa non può reggere, visto che già si superano 1100 su 8 mila posti.
E questo significa che in ogni istituto, avendo ormai un numero elevato di scuole, dalle 5 alle 10, un preside oggi deve gestire fino a 20 scuole da solo.
L’Anief è pungente: “del ritardo sembra compiacersi il Ministero dell’economia e finanze, perché, conti alla mano, deve pagare per una sede vacante soltanto l’indennità di reggenza, mentre per una sede coperta dal concorso dovrà pagare la retribuzione da dirigente scolastico del vincitore nonché lo stipendio di un altro docente chiamato a ricoprire il posto lasciato vacante dal neo dirigente”.
Per l’ANP, la situazione viene appesantita dalle nuove competenze e responsabilità affidate ai presidi con la legge 107, uno dei temi cardine della protesta dei DS del 25 maggio.
Una fra tutte le responsabilità di cui sopra è quella dei monitoraggi, che tra l’altro sono spesso inutili perché si chiede ai presidi di sintetizzare informazioni che il ministero dell’Istruzione ha già a disposizione, si legge ancora su Il Corriere della Sera.
Dulcis in fundo, gli stipendi: ancora, infatti, nonostante i tavoli di lavoro dello scorso mese, non ci sono novità sull’equiparazione delle retribuzioni dei presidi con quelle degli altri dirigenti statali.
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