I vincitori del concorso pubblico per il reclutamento di dirigenti scolastici per la regione Campania (di cui all’avviso pubblicato sulla G.U. del 15 luglio 2011) esprimono vivo sconcerto per il parere inopinatamente reso dal Consiglio di Stato, in sede consultiva, in ordine alla regolarità della procedura concorsuale in questione.
Tutte le sentenze emesse dai Tar e dallo stesso Consiglio di Stato (in sede giurisdizionale) sul concorso hanno a più riprese affermato come fosse perfettamente regolare la composizione della Commissione giudicatrice e come la procedura non meritasse alcuna censura.
Tra i vari motivi di ricorso respinti, erano valutate le posizioni della dott.ssa Buonaiuto e del dott. Marcucci commissari la cui nomina era già precedentemente stata contestata) e si era sempre concluso nel senso della piena legittimità della loro nomina.
Nelle plurime pronunce, con articolate, analitiche ed ampie motivazioni, si offriva un’interpretazione del quadro normativo chiara e cristallina, e tutti i candidati (di allora) ed i vincitori (di oggi) venivano assicurati che nessuna violazione fosse stata commessa.
Ebbene, di punto in bianco, lo stesso Consiglio di Stato rende noto in questi giorni un parere che lascia basiti.
Con poche righe i componenti della sezione consultiva (dott. Malinconico Sabato e Paolo De Ioanna) sovvertono tutte le affermazioni operate da tutti i colleghi giudici amministrativi dei Tar e delle sezioni giurisdizionali del Consiglio di Stato fino ad oggi pronunciatisi sul tema.
Stavolta non vi è alcuna motivazione, alcun approfondimento, alcuna delibazione del quadro normativo. Nulla di nulla. Con affermazione lapidaria, criptica e superficiale, si ritiene – in quattro righe circa – che la nomina dei predetti commissari sia viziata. Non si dà conto di alcuna norma. Non si dà conto di alcun precedente.
Non ci si confronta in alcun modo con le ricostruzioni interpretative fatte proprie – in modo unanime – dai Tar e dai “colleghi della porta accanto”.
Si ritiene di poter annullare il concorso in poche battute. E così si mortificano – prima che le ragioni dei controinteressati – le ragioni di uno Stato di diritto.
Siamo sgomenti.
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