Vi inviamo questa lettera per esprimere le nostre considerazioni in merito alle polemiche che in questi giorni si sono sollevate sul tanto atteso bando di concorso per ricoprire la funzione di Direttore dei Servizi Generali Amministrativi all’interno delle istituzioni scolastiche. Siamo giovani, neo laureati o liberi professionisti, che sulla propria pelle pagano le conseguenze del precariato o del lavoro sottopagato.
Siamo coloro che hanno deciso di non continuare ad ingrossare le fila dei nostri colleghi che scientemente e legittimamente hanno scelto di vivere e lavorare all’estero, abbandonando però la propria terra e i propri affetti.
Vi scriviamo perché abbiamo appreso di proposte e di rimostranze (a nostro avviso scellerate) di chi in questi anni ha svolto la qualifica di “facente funzione” di DSGA nelle scuole i quali, tramite la stampa di settore, hanno sollevato delle proposte a nostro avviso lesive, non solo dei nostri diritti, ma anche dei principi stabiliti all’interno della nostra Carta costituzionale che disciplinano il buon andamento e l’imparzialità della pubblica amministrazione.
Tali proposte culminano poi con la minaccia di bloccare l’uscita del bando: un’offesa per chi, come noi, è consapevole di dover effettuare enormi sforzi e sacrifici per poter essere assunti e poter sperare nell’ottenere la tanto agognata stabilità economica tale da poter programmare una vita indipendente, autonoma e serena.
Ci meraviglia come il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione abbia, nel suo parere, presentato tali proposte:
Crediamo che tali proposte siano assolutamente lesive dell’importanza dello studio e della conoscenza, ritenuti elementi indispensabili all’interno della società e che avrebbero dovuto darci “una spinta in più” nel mondo del lavoro, ripagandoci degli enormi sacrifici fatti e dei soldi spesi per poter accedere ai massimi livelli dell’istruzione. Non lasciate passare il messaggio che in Italia lo studio e l’impegno non hanno alcun valore! Dove è finita la vostra tanto pluricitata meritocrazia, che tanto infuoca i proclami del mondo politico?
Riteniamo, inoltre, che tali proposte siano lesive di numerosi principi costituzionali.
In particolare l’art. 97, comma 4, Cost., prevede che“agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso”.Ciò significa che la forma generale e ordinaria di reclutamento per le pubbliche amministrazioni è rappresentata da una selezione trasparente, comparativa, basata esclusivamente sul merito e aperta a tutti i cittadini in possesso dei requisiti.
Anche la giurisprudenza costituzionale si è espressa in merito specificando che: “il concorso pubblico consente ai cittadini di accedere ai pubblici uffici in condizione di eguaglianza(artt. 3 e 51 Cost.); garantisce il rispetto del principio del buon andamento(art. 97, comma 2) perchèil reclutamento dei dipendenti in base al merito, si riflette, migliorandolo, sul rendimento delle pubbliche amministrazioni e sulle prestazioni di queste rese ai cittadini;(Cfr. Corte Cost. n. 293 del 2009); inoltre, assicura il rispetto del principio di imparzialità poiché “impedisce che il reclutamento dei pubblici impiegati avvenga in base a criteri di appartenenza politica e garantisce, in tal modo, un certo grado di distinzione fra l’azione del governo e quella dell’amministrazione; sotto tale profilo il concorso rappresenta, pertanto, il metodo migliore per la provvista di organi chiamati ad esercitare le proprie funzioni in condizioni di imparzialità e al servizio esclusivo della Nazione”. ( Cfr. Corte Cost. n. 293 del 2009 e n. 453 del 1990)
Auspichiamo quindi una pronta pubblicazione del bando secondo i principi stabiliti dalle leggi vigenti, senza la previsione di corsie preferenziali oltre alla prevista quota di riserva per i facenti funzione, sulla quale non esprimiamo alcun tipo di dubbio.
Lettera firmata
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