In Italia più di 1.500 assistenti amministrativi hanno sopperito per vent’anni alla mancanza dei segretari della scuola, poi diventati Dsga: hanno assunto il ruolo superiore, si sono fatti carico di responsabilità enormi, hanno svolto un carico di lavoro e di ore ben al di sopra di quello previsto dal contratto. Il tutto, in cambio di indennità minimali. Sempre in attesa di essere stabilizzati. Gli impegni presi, anche del nuovo Governo, li rassicuravano sull’indizione del concorso pubblico con un posto su tre a loro riservato. Dalla parte loro c’era anche la sequenza contrattuale del 25 luglio 2008. Invece, le cose sono andate diversamente.
Della riserva del 30%, di fatto, nel concorso bandito il 28 dicembre scorso, per i cosiddetti “facenti funzione” non c’è traccia.
Potranno accedere, è vero, anche senza laurea, a patto che abbiano svolto almeno tre annualità di servizio nelle scuole pubbliche negli ultimi otto anni scolastici, ma poi, di fatto, dovranno concorrere gomito gomito con gli altri 100 mila partecipanti, molti dei quali giovani e “freschi” di laurea, quindi paradossalmente avvantaggiati e nemmeno di poco.
Ora, però, visto che la situazione si è così delineata, questi 1.500 amministrativi si vogliono far sentire. E preannunciano azioni legali che potrebbero mettere a rischio l’andamento del concorso stesso.
È questa la linea intrapresa, almeno, dal coordinamento nazionale “Dsga facenti funzione”, che parlando di “un’altra ingiustizia italica”, messa in atto “nonostante tutte le lotte, gli incontri con le forze politiche e sindacali”.
“Dopo quasi 20 anni, nei quali nei posti vacanti sono stati utilizzati gli assistenti amministrativi con incarico funzioni superiori – scrivono – si vuole provvedere alla loro liquidazione come stracci vecchi usati e buttati via. Questo è stato il ringraziamento da parte di un’amministrazione (si amministrazione con la a minuscola, e non solo) che ha violato la legge e che passa sopra di noi, sopra le nostre vite, sopra la nostra dignità come una ruspa a distruggere tutto senza distinzioni”.
Ricordano, giustamente, descrivendo come sono andate le cose, di avere “permesso alle scuole di continuare a funzionare coprendo le carenze d’organico e investendo energie e il nostro tempo libero per formarci”.
“Senza più riconoscimento economico, anzi rimettendoci parte del nostro stipendio, i soli a non percepire, tra tutti i comparti del pubblico impiego, un riconoscimento per le funzioni superiori svolte grazie alla norma graziosamente dedicataci nella finanziaria 2013 così da contribuire al risanamento delle casse pubbliche”.
Tranne il “ministro, ma questo già lo sapevamo, a parole”, praticamente tutti “si sono scandalizzati quando portati a conoscenza della situazione. Non è possibile, bisogna fare qualcosa, bisogna cercare una soluzione che ponga rimedio a questa vergogna…”.
“Invece nulla, a testa bassa – continuano gli amministrativi – verso il diniego del riconoscimento di una professionalità acquisita sul campo, verso la mortificazione di un impegno che ha permesso alle scuole italiane prive di DSGA titolare, sono più di 1700, di continuare ad operare. Ci hanno promesso un percorso dedicato e riservato ma niente di tutto questo”.
Con il bando di concorso, continuano gli amministrativi facente funzione, invece è arrivata “la beffa: si sono presi pure questa soddisfazione, inserendo una quota di riserva posti impossibile da esercitare dato il diabolico e limitato sistema di calcolo del numero massimo degli ammessi alla graduatoria finale e per la tagliola architettata per la prova preselettiva. Avevano promesso, entro il 15 gennaio, non si sa di quale anno, un incontro per trattare di mobilità professionale. Ormai il tempo delle chiacchere è di fatto terminato”.
Ora, le lamentele si trasformeranno in azioni legali: “ci siamo preparati a puntino”: dicono, a tal proposito, di avere “depositato al Tar Lazio un bel ricorso collettivo di 521 Dsga facenti funzione, finalizzato a far valere i nostri diritti e, di conseguenza, a bloccare il concorso. Abbiamo mezzi, organizzazione, strumenti ed argomenti idonei. Noi non ci arrendiamo e continuiamo a credere di poter avere riconosciuta giustizia, nonostante tutto”.
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