Prenderà avvio la prossima settimana il concorso per reclutare 2 mila direttori per i servizi generali e amministrativi ovvero DSGA.
Le domande presentate sono state 100mila e ciò significa che a conti fatti ce la farà solo un concorrente su 50.
Il programma è molto vasto, i candidati dovranno rispondere su domande di diritto civile, diritto penale, legislazione scolastica, diritto del lavoro, contabilità pubblica e molto altro ancora.
Si inizierà, come è ormai consuetudine, con la prova preselettiva: i possibili 100 quesiti sono contenuti in una banca dati disponibile nel sito del Miur e sulla quale si sono già aperte le polemiche. Ci sono infatti quesiti che nulla hanno che vedere con le competenze professionali di un DSGA.
A che serve infatti sapere quale sia la durata massima dei messaggi di utilità sociale trasmessi dalla concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, secondo quanto previsto dall’articolo 4 della legge 150/2000? O quale sia la durata massima delle concessioni rilasciate per l’esercizio di servizi di pubblica utilità, ai sensi dell’articolo 2 della legge 481/1995, istitutiva dell’Autorità per l’energia elettrica, il gas e il sistema idrico e per le telecomunicazioni?
E c’è da credere che mano a mano che il concorso andrà avanti problemi e polemiche non potranno che aumentare.
Basta vedere quello che sta accadendo con il concorso per il reclutamento dei dirigenti scolastici.
Proprio oggi, lunedì 3 giugno, il settimanale l’Espresso pubblica un’ampia inchiesta che evidenzia non solo errori procedurali ma anche situazioni che potrebbero avere rilevanza penale. Inchiesta che peraltro si basa su un esposto firmato da 271 candidati reso noto dalla nostra testata a metà aprile.
L’errore più macroscopico riguarda il fatto che in Sardegna la prova scritta si è svolta in una data diversa rispetto alle altre regioni mentre il bando prevedeva esplicitamente una data unica per tutto il territorio nazionale.
La magistratura amministrativa e quella ordinaria si pronunceranno su tutta la vicenda ma resta il fatto che – ormai – i concorsi pubblici sono sempre più a rischio per molteplici motivi.
Probabilmente bisognerà rivedere al più presto regole e procedure, ma per il momento il Governo sta parlando solamente della necessità di richiedere la laurea a tutti i partecipanti ad un concorso. Francamente ci sembra davvero poco per riformare seriamente le modalità di reclutamento dei dipendenti pubblici.
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