L’impegno è stato preciso: se ci sono stati errori nella correzione degli elaborati al concorso 2016 e nelle assegnazioni delle cattedre li correggeremo.
Ma chiediamo la collaborazione di tutti, con segnalazioni puntuali. Il sottosegretario all’istruzione, Davide Faraone, alla festa nazionale dell’Unità, in svolgimento in questi giorni a Catania, è stato chiaro e lo ha promesso: e noi lo prendiamo in parola.
Tuttavia le attese, forse perché la ministra Stefania Giannini ha dato forfait all’ultimo minuto, non sono state conformi alla realtà dei fatti che abbiamo vissuto giovedì 1 settembre alla Villa Bellini della città etnea dove schiere agguerrite di precari della GaE e di trasferiti dall’algoritmo, si erano dati appuntamento per fare sentire la loro protesta. E invece pubblico non oceanico e protesta contenuta dentro la normale dialettica tra chi detiene il potere politico e chi lo subisce.
Solo un manipolo di docenti delle GaE e qualche docente respinto al concorso. Niente strepiti insomma e niente interruzioni vibrate nel corso dei comizi, prima di Puglisi e poi di Faraone. Loro due infatti hanno tenuto la “piazza” (a parte uno studente universitario, anche lui sul palco, che si è dilungato sul diritto allo studio) secondo una prassi bene sperimentata: vi racconto le cose che mi fanno piacere, per tutto il resto non c’è tempo. Ed ecco allora la contabilità dei soldi impiegati del governo per il rifacimento e la messa in sicurezza delle scuole, non solo contro i terremoti, ma anche per avere scuole belle e accoglienti.
Benissimo, siamo d’accordo, del resto mai si era avuta una anagrafe degli edifici e ora c’è un Governo che chiede il plauso, il battimano insomma, come pure per gli investimenti che si faranno, mentre su tutto il resto che riguarda la Legge 107 a cominciare dallo strapotere dei presidi agli intoppi e i ritardi che si stanno registrando per il regolare inizio dell’anno scolastico, il contratto, i salari, i supplenti è meglio non parlare. Come è meglio sorvolare sullo “stupore stupefacente” che Matteo Renzi aveva promesso sull’unghia della sua Riforma della buona scuola, ma che si sta trasformando nel suo opposto, nell’intontimento, visto la rabbia di vari gruppi di docenti che, sbagliando obiettivo, si stanno scagliando contro altri gruppi di colleghi, in una guerra fra prof alla ricerca di un posto stabile, vicino e sicuro.
Scuola di guerra, forse, segnalata dall’evidente nervosismo di Faraone e Puglisi, che non sono sembrati distesi come i condottieri sicuri che arringano gli eserciti, ma guardinghi, sospettosi, in groppa a un cavallo che improvvisamente si possa imbizzarrire. Appassionata come sempre la Puglisi, di origine catanese, turbinosa e vulcanica, come una Giovanna D’arco con lancia in resta e microfono tuonante, a difendere le scelte del suo presidente: ma come fate a non capire, mulinava l’alto parlante, che lavoriamo per la scuola italiana? Ma come, tuonava: abbiamo messo soldi, tanti soldi, tre miliardi, dopo che Gelmini ne ha tagliati 8, e non ci apprezzate?
Su alcuni punti tuttavia Faraone e Puglisi hanno ragione: il tempo pieno e gli asili nido: da 0 a 6 anni. L’85% di tempo pieno al Nord e solo l’8% al Sud e in Sicilia in modo particolare, dove fra l’altro la dispersione e l’abbandono raggiungono livelli stratosferici: oltre il 25% (con punte fino al 30%) contro il 15% del nord: come può accadere? Purtroppo accade e le mamme siciliane non sanno dove portare i bimbi: anzi lo sanno ma devono pagare rette salate ai privati, mentre non si sa dove finiscono questi ragazzi che abbandonano la scuola.
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E quanti posti di lavoro si potrebbero creare? Tanti sicuramente solo se gli enti locali facessero il loro mestiere. Da qui un’altra promessa: 320 milioni tramite un Pon per implementare il tempo pieno e combattere la dispersione nelle città meridionali. Correggere gli errori degli altri insomma, è sembrata la parola d’rodine dei due esponenti del Pd che hanno pure risposto a delle domande di docenti ancora nelle GaE che vogliono, invece del concorso, essere assunti, subito. E anche qui: la legge è legge: 50% ai concorsi e 50% alle GaE. Dal loro punto di vista, dei due politici, del resto appare giusto assicurare una prospettiva alle nuove leve, ai neolaureati; tuttavia anche chi da decenni attende dietro l’uscio ha diritto di entrare: perché li avete chiamati allora? Non si possono tenere generazioni di prof a fare sempre i supplenti: non è ovvio?
La protesta sul caos che si sta generando sulla scuola non è esploso in tutto il suo fragore a Catania, come ci si aspettava alla viglia. Tutto contenuto insomma, forse perchè mancava la miccia Giannini? Forse, ma forse che no; e forse nulla sarebbe cambiato anche avendo di fronte il sorriso smagliante della ministra alle falde del vulcano Etna. Sarà per la prossima volta, forse.
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