Ancora una volta si registrano quesiti errati nelle prove del concorso a cattedre.
Dopo il travagliato iter processuale che ha visto soccombere in giudizio il Ministero dell’Istruzione per i numerosi errori riscontrati nelle prove a quiz del concorso a cattedre del 2020, il Tribunale amministrativo è stato nuovamente chiamato a pronunciarsi sui quesiti errati nelle prove concorsuali.
Questa volta il problema si è presentato nel concorso per titoli ed esami abilitante per l’accesso ai ruoli del personale docente relativi all’insegnamento dell’educazione motoria nella scuola primaria, dove sono state riscontrate soluzioni errate nei quesiti somministrati ai candidati.
In seguito ai numerosi ricorsi proposti, con i quali si segnalava l’erroneità di alcuni quesiti presenti nelle batterie di quiz sottoposte ai candidati, il Tar Lazio aveva infatti nominato dei verificatori per valutare se, rispetto al quesito contestato, effettivamente vi fossero posizioni nella letteratura scientifica in materia, tuttora riconosciute come valide ed attestate, in base alle quali la risposta fornita dal ricorrente fosse da ritenersi corretta o se invece la stessa potesse considerarsi un mero “distrattore” rispetto all’unica risposta da ritenersi corretta secondo la tesi prospettata dell’Amministrazione ovvero ancora la domanda e tutte le risposte indicate fossero da ritenersi errate o scorrette.
Nel caso di specie, i verificatori nominati dal TAR hanno accertato che il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha sbagliato a formulare le domande della prova scritta del primo concorso per l’accesso all’insegnamento dell’educazione motoria nella scuola primaria.
Tali errori sono certamente complici della presenza di centinaia di posti banditi ma non coperti in tutta Italia, nonostante la partecipazione di una vastissima platea di candidati.
Visto l’ampio contenzioso scaturito e le segnalazioni dei candidati, il Ministero procedeva in via di autotutela riconoscendo, su un quesito relativo alla funzione dell’ormone della crescita (GH), che oltre alla risposta inizialmente ritenuta corretta, ve ne fosse anche una seconda giusta.
“Abbiamo sostenuto, con un pool di esperti, che la risposta esatta fosse addirittura una diversa e ulteriore rispetto alle altre due già individuate dal Ministero” – dichiarano gli Avv.ti Michele Bonetti e Claudia Palladino dello Studio Michele Bonetti e Santi Delia che hanno seguito un gruppo di ricorrenti – “Il Ministero ha così sconfessato se stesso” – proseguono gli Avv.ti Bonetti e Palladino – “violando le regole del bando che prevedeva che ogni domanda dovesse avere una e una sola risposta corretta”.
Accogliendo le tesi dei ricorrenti, il Tar ha quindi disposto una verificazione e un approfondimento sulla terza risposta ritenuta corretta.
I legali hanno però chiesto di analizzare anche la prima soluzione che i compilatori ministeriali avevano ritenuto corretta.
In sede di verificazione i professori universitari dell’Università degli Studi di Roma Foro Italico nominati dal TAR, si esprimevano in conformità rispetto alle deduzioni dei periti nominati dai legali dei ricorrenti, ritenendo che non solo la terza risposta fosse esatta, ma che la risposta inizialmente ritenuta corretta dal Ministero fosse “non corretta e sbagliata”!
Assistiamo dunque al paradosso per cui, a chi aveva opzionato la prima risposta ritenuta corretta dal Ministero – e oggi dichiarata errata dai verificatori – ha un punteggio aggiuntivo di due punti mentre chi, invece, ha dato la risposta corretta, non ha i due punti in questione e dovrà agire in giudizio con ricorso autonomo e motivi aggiunti.
L’illegittima condotta del Ministero ha quindi determinato, per centinaia di candidati, la non ammissione alla prova orale a causa del mancato raggiungimento della soglia minima prevista allo scopo, cosa che, certamente, porterà alla proposizione di ulteriori ricorsi.
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