La notizia, riportata da Ansa, è del 19 novembre scorso: secondo UdS (Unione degli Studenti) «Il ministero dell’Istruzione ha lanciato un concorso nelle scuole per promuovere le Forze Armate come difensori di libertà e sicurezza». Per parteciparvi, gli studenti presenteranno un elaborato, anche grafico o multimediale, sulle Forze armate come “strumento di difesa di libertà e pace”. Secondo Tommaso Martelli, coordinatore nazionale UdS, è un’iniziativa militarista mirata a far sì che i giovani vedano le forze armate come “parte fondamentale della propria vita”. Per Francesco Valentini, responsabile UdS della comunicazione, «Le scuole dovrebbero esser luoghi di costruzione critica del pensiero, non d’indottrinamento», e dovrebbero insegnare non «l’obbedienza passiva, ma il pensiero critico, la consapevolezza dei propri diritti e la capacità di mettere in discussione il mondo attuale».
Bandito il 4 novembre, in effetti il “Concorso nazionale sul ruolo delle Forze Armate e del Militare italiano”, è intitolato: “‘L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli. La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino’. Art.11 e art.52 della Costituzione Italiana. Il Militare italiano: baluardo dei valori di civiltà a tutela della pace e della libertà”. È destinato alle scuole secondarie di secondo grado, dunque ad adolescenti tra i 14 e i 19 anni: menti in formazione, facilmente plasmabili.
Possibili tematiche degli elaborati: “a. Il ruolo delle Forze armate italiane nell’attuale momento storico quale strumento di difesa della libertà e della pace, con riferimento allo scenario internazionale.
b. La figura del Militare italiano nel passato e nel presente, con particolare riferimento al suo ruolo nella società civile.
c. Dal servizio di leva obbligatoria al servizio civile nazionale, dall’art. 52 della Costituzione alla legge 6 marzo 2001, n. 64: significato ed evoluzione del concetto di difesa della Patria e di servizio a favore della collettività.
d. Il Militare italiano nella storia, nella letteratura, nella musica, nella cultura popolare e nell’arte: esempi e modelli da imitare.
e. Dalla celebrazione della ricorrenza del 2 giugno a quella del 4 novembre: la storia di un Paese attraverso le Forze Armate e le altre Istituzioni.”
Primo criterio di valutazione: “coerenza e pertinenza dei lavori presentati rispetto alle tematiche proposte dal presente Bando”. I vincitori saranno premiati durante la Festa della Repubblica del 2 giugno 2025 (da molti anni occasione della parata militare nell’ex “Via dell’Impero” di Roma): premio per chi meglio si sarà conformato all’idea che le forze armate siano l’unico mezzo per difendere pace e libertà.
Nessuna riflessione sul fatto che sempre e dovunque la guerra è scoppiata col pretesto ufficiale di ristabilire pace e giustizia. Persino Mussolini proclamò che «l’Italia segue una politica di pace, di vera pace che non può essere dissociata dalla giustizia; di quella pace che deve dare l’equilibrio all’Europa; di quella pace che deve scendere nei cuori come una speranza e una fede». Sappiamo come andò a finire.
Ma questa è Storia, e la Storia da molti anni non è considerata importante per l’educazione dei giovani, viste le tante “riforme” dei ministri succedutisi sullo scranno di Viale Trastevere nell’ultimo trentennio. Lo dimostra la dealfabetizzazione delle masse giovanili di oggi, ignare — come chiunque può constatare — di storia e geografia (e non solo).
La Storia pertanto è pronta ripetersi (se in tragedia o in farsa poco importa). È salutare preparare il terreno perché ciò accada, confondendo le menti giovani col chiamare “pace” la guerra?
Cosa sia la guerra oggi lo dicono Hiroshima e Nagasaki, le stragi di Putin e Netanyahu, dell’ISIS e degli USA, di nazisti e stalinisti: crimini perpetrati per la patria, la pace, la libertà e la giustizia. Oggi far guerra significa correre verso il baratro della fine dell’umanità.
Non lo sa chi ancora esalta il “Militare, baluardo dei valori di civiltà a tutela della pace e della libertà”?
Più volte abbiamo sottolineato la recente tendenza a presentar nelle scuole la guerra come opzione possibile e possibile professione per i giovani. L’attuale governo ha raccolto con entusiasmo il testimone nella staffetta bipartisan verso questo traguardo.
Come tutta la stampa europea, anche la BBC ha sottolineato lo scorso 25 ottobre che «Il governo italiano è stato criticato per aver elogiato i soldati fascisti che combatterono ad El Alamein, nell’82° anniversario della battaglia della seconda guerra mondiale. In un post sui social media, il ministero della difesa ha detto che le truppe che vi presero parte “hanno sacrificato la loro vita per la nostra libertà”, descrivendo la sconfitta italiana e nazista agli alleati in Nord Africa come “eroica e tragica”. Il dittatore fascista Benito Mussolini era al potere in Italia al momento della battaglia ad El Alamein nel 1942».
Lo stesso dittatore aveva varato leggi razziali, alleanza con Hitler, uso dei gas venefici in Etiopia e Libia, prigionia e assassinio per gli oppositori politici, fine dello Stato liberale in Italia e tentativo d’imporre la dittatura in tutto il mondo.
Le armi obbediscono a chi comanda, senza problemi di coscienza circa la legittimità morale degli ordini ricevuti. Ma sviluppare la coscienza critica è il primo dovere della Scuola. In un Paese democratico, s’intende.
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