Continua la polemica sulle prove del concorso ordinario. Ieri il ministro Bianchi aveva definito il sistema inadeguato, scatenando la reazione di alcune forze politiche. Ma anche altre figure autorevoli come Ivana Barbacci, neo segretaria generale della Cisl Scuola, aveva criticato le prove quiz che lascerebbero fuori tanti prof validi dalla selezione. Tante le testimonianze ricevute dai lettori della Tecnica della Scuola.
Un altro caso è stato portato alla luce da ‘Repubblica’. È quello di una professoressa pugliese precaria, da sette anni trasferita in provincia di Venezia per avere maggiori possibilità di ottenere supplenze più lunghe. La docente ha dunque pensato di affrontare il concorso ordinario per cercare finalmente una stabilizzazione vicino casa, ma purtroppo non è andata come sperava. Due gli scritti svolti (italiano e storia negli istituti tecnici e professionali e lettere alle medie) e due bocciature.
“Un quiz alla Mike Bongiorno, una ‘Ghigliottina’ da preserale, surreale”. Così definisce le prove l’insegnante, che ha affrontato i due scritti in Puglia (a Taranto e a Nardò) affermando che su 18 candidati totali, solo uno è stato promosso. Perché? Domande impossibili come il reato per il quale sia stato arrestato il personaggio di un romanzo di Gadda o il punto 23 del Piano nazionale scuola digitale. A queste si uniscono risposte ambigue come l’anno del suffragio universale maschile in Francia dopo la rivoluzione. Quattro le risposte (1789, 1791, 1793 e una data dell’800) salvo poi scoprire che risultava il 1792.
“Adesso siamo confusi – ammette la prof a ‘Repubblica’ – tornerò in classe nonostante per lo Stato io non vada bene. Non sappiamo cosa conoscere e cosa no. Me facendo un parallelismo, se do un compito e tutta la classe va male, lo annullo: la colpa non è degli alunni, ma mia”.
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