Come è fin toppo noto, l’Ufficio Scolastico Regionale di Palermo aveva dovuto procrastinare la data per le difficoltà connesse all’esame della posizione di un numero esorbitanti di candidati che avevano adito la magistratura amministrativa sentendosi lesi nei loro diritti con la conseguenza del ritardo rispetto alla data delle altre regioni, alcune delle quali hanno già dato inizio alla terza fase, quella delle prove orali.
L’augurio è che siano attivati tutti i meccanismi, non esclusa la nomina di una seconda commissione esaminatrice – atteso che il numero dei concorrenti supera le cinquecento unità ed anche per il fatto che in alcune regioni questa soluzione è stata già attivata – per recuperare almeno in parte il tempo perduto e far sentire il meno possibile il peso della frammentazione e della polarizzazione del sistemo scolastico italiano.
Qualche osservazione sulle scelte da parte della commissione esaminatrice delle prove assegnate richiama innanzitutto l’attenzione sulla cripticità del linguaggio con cui sono state formulate le tracce e il paventato pericolo di sviamento da parte di candidati non adeguatamente attrezzati a decodificare formulazioni retoriche.
A parte questa osservazione sulla forma, in vero molto adottata da larga parte della cultura italiana di questi ultimi anni, nulla di nuovo, e di originale, relativamente alle problematiche proposte nelle altre regioni.
L’hanno fatto da padrone, ancora una volta, problematiche molto…gettonate: nel saggio, “l’efficienza e l’efficacia degli interventi educativi” cui è preposto, in prima persona, il dirigente scolastico, e “l’innalzamento della qualità dell’offerta formativa” nel progetto.
L’articolazione di entrambe le prove, tuttavia si presentava molto complessa, e tale da lasciare ai candidati molte possibilità di svolgimento. Un compito non facile per i correttori.
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