A leggere il bando di concorso per l’accesso a posti di dirigente scolastico nella provincia autonoma di Bolzano-Alto Adige sembra quasi di essere in un’altra Italia: è questo – in sintesi – il commento di Rosolino Cicero, presidente dell’Associazione nazionale dei collaboratori dei dirigenti scolastici.
Fra i bandi di concorso di Viale Trastevere e quello di Bolzano c’è – secondo Cicero – una vera e propria “differenza culturale”.
Per esempio, a Bolzano il bando prevede che l’attribuzione di 4 punti per ogni anno di incarico come collaboratore vicario in scuole assegnate in reggenza, fino ad un massimo di 4 anni per un totale di 16 punti
Se il servizio di collaboratore vicario è stato invece reso in una scuola non in reggenza il punteggio è dimezzato.
Il bando nazionale non fa distinzione fra collaboratore vicario e “secondo” collaboratore e prevede l’attribuzione di 1,75 punti per un massimo di 6 anni e quindi per un totale di 10,5 punti, indipendentemente che il servizio sia stato prestato in scuole in reggenza o meno.
Inoltre il bando nazionale riconosce 0,75 punti per ogni anni di incarico di funzione strumentale, fino ad un massimo di 4,50 punti.
Nella provincia autonoma di Bolzano si tiene invece conto anche di altri incarichi, dal coordinatore di plesso o sezione staccata, alla funzione strumentale, fino al responsabile del servizio di prevenzione e incendi.
E c’è persino un riconoscimento importante per la presenza in organi collegiali (comitato di valutazione e consiglio di istituto).
“Tutto questo è incomprensibile” afferma Rosolino Cicero che aggiunge: “A Bolzano il ruolo di collaboratore e il servizio prestato nelle diverse forme per il funzionamento organizzativo e didattico (cosiddetta governance scolastica) vengono riconosciuti con punteggi diversi e adeguatamente commisurati alla mansione svolta e nel bando è evidente una visione moderna di un modello nel quale è riconosciuto il ‘valore aggiunto’ della collaborazione al DS nella funzione docente che – per la complessità della scuola contemporanea – non può essere più confinata esclusivamente all’azione didattica”.
“E in Italia? Quasi nulla – conclude il presidente di Ancodis – e c’è solo grande amarezza per l’iniquo trattamento che ci è stato riservato in questi anni e che abbiamo subito nel silenzio quasi generale di chi dovrebbe tutelare senza se e senza ma il lavoro ed i lavoratori”
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