Sembra come ormai imminente la pubblicazione del bando per il concorso a Dirigente Scolastico.
Qualche novità nel reclutamento si è già concretizzata e sarebbe interessante anche capire la ratio di tali cambiamenti che, in prima battuta, non possono che essere letti positivamente. Vero è che la possibilità che avrebbe dovuto essere la SNA, ovvero la scuola nazionale dell’Amministrazione ad occuparsi della formazione dei nuovi dirigenti, come stabilito all’epoca dal Ministro Maria Grazia Carrozza attraverso il cd pacchetto “L’istruzione riparte”, aveva dato l’impressione che l’idea di creare la reale figura di un preside-manager stesse realizzandosi.
Il fatto che della formazione adesso si occuperà il Miur dopo avere ottenuto i fondi del MEF, a dire il vero, non cambia molto la sostanza delle cose, però confina l’immagine del DS a figura di dirigente della pubblica amministrazione che resta ancorata negli angusti spazi di un settore, quello scolastico, e poco proiettata ad un possibile utilizzo in altri ambiti della PA, attraverso la cd mobilità compartimentale, istituto di cui si parla tanto ma che in concreto si vede poco.
Del resto non deve fare meraviglia, perché dai boatos, le novità sui titoli di accesso al concorso sono davvero poche e ancora una volta la riforma del reclutamento dei DS sembra non tenere conto dei nuovi poteri da vero manager che sono stati affidati ai DS. Non dimentichiamo infatti che il DS del futuro si troverà ad operare in una scuola completamente trasformata, fatta di circa 100.000 docenti freschi di nomina inquadrati per la maggior parte nel nuovo organico dell’autonomia.
Non solo, ma accennando appena a qualche refrain come quello sui costituendi ambiti territoriali e sulla relativa chiamata diretta, o ancora sulle ipotesi degli avanzamenti di carriera economica (e forse anche professionale) per merito che si profila per il personale docente, appare evidente che sta per nascere o forse è già nato un “nuovo diritto del lavoro” applicabile ad una consistente parte di pubblici dipendenti.
A questo punto, vale la pena ricordare che il diritto del lavoro è quel ramo del diritto in cui non si può ignorare che rispetto ad altre branche, è considerevole per la sua formazione e attuazione il contributo della giurisprudenza.
Pertanto, a meno di non dover credere per i neo dirigenti che una volta reclutati impareranno sul campo le novità, learning by doing direbbero gli inglesi, ovvero impareranno con l’operare, è evidente che i criteri di reclutamento avrebbero dovuto essere diversi e si sarebbe dovuto valutare – per quanto sarebbe stata una scelta impopolare – di restringere le possibilità di accesso e favorire coloro che hanno già una base di cultura giuridica, amministrativa, finanziaria ed economica sufficiente a dirigere un’organizzazione amministrativa.
Infatti – l’avevamo già scritto – se proviamo a pensare ad altre istituzioni amministrative il cui modello organizzativo-burocratico nelle varie riforme scolastiche è stato “scimmiottato”, le figure apicali vengono reclutate tenendo nella massima considerazione il settore d’appartenenza. Così per farla breve, all’ufficio tecnico di un ente locale, il dirigente è un Ingegnere, ai servizi finanziari c’è un laureato in economia o con titolo di studio affine.
E infine al massimo grado della burocrazia comunale c’è il segretario o direttore generale (secondo il livello) che per diventare tale deve partecipare ad un concorso per il quale è necessaria la laurea in giurisprudenza, economia ed altre equipollenti. Si tratta di dirigenti che hanno compiti ben specifici che richiedono dettagliate conoscenze come ad esempio la materia urbanistica, i bilanci comunali, la stipula di contratti di grosso valore, l’indizione di gare.
Se dunque non cambieranno i requisiti d’accesso per il reclutamento dei futuri dirigenti scolastici, l’ipotesi che un corso-concorso, così come pensato, possa essere sufficiente a introdurre nella pubblica istruzione le migliori risorse capaci di interpretare partecipandone attivamente il progetto di riforma della buona scuola, presenta in partenza delle falle. E basta una falla per fare affondare una nave.