“ Il concorso per dirigenti scolastici, bandito nel 2017, sta per concludersi lasciando sul terreno numerose vittime. Tra coloro che hanno lasciato le penne tra gli artigli delle commissioni c’è sicuramente la signora TRASPARENZA. Questo concorso sarebbe dovuto essere il primo privo di ombre, ma tant’è; la macchina della Pubblica Amministrazione si è inceppata più volte. Le doglianze di coloro che hanno buttato lacrime e sangue nello studio delle 9 aree di riferimento previste dal bando, sono numerose. Da qui i numerosissimi ricorsi che hanno riguardato la mancanza di trasparenza nella correzione delle prove scritte, sono emersi addirittura elementi di natura panale. Coloro che non hanno superato lo scritto attendono con ansia che ci sia, il 2 luglio, una sentenze che potrebbe annullare tutta la procedura.
Malcontento, delusioni, amarezza sono sentimenti legittimi che agitano l’animo di questi ricorrenti, ma che hanno travolto anche coloro che, invece, hanno superato la fase degli scritti e che sono arrivati all’ultimo cancello, la prova orale. Numerose sono le incongruenze anche in questa fase, che doveva non più selezionare ma creare una graduatoria di ammessi e di idonei. Invece ci sono stati numerosi candidati respinti in modo spesso arbitrario. Tuttavia i candidati respinti non pongono l’accento su questo seppur poco chiara arbitrarietà di giudizio, quanto piuttosto su una serie di irregolarità delle commissioni esaminatrici. In primo luogo non sono state rispettate le indicazioni del MIUR in base alle quali le domande sottoposte ai candidati dovevano comprendere più aree tematiche. In secondo luogo le domande sottoposte ai candidati non erano chiuse in buste sigillate e siglate, addirittura, in alcune sedi, le domande erano piegate in modo approssimativo e sparse sul tavolo. In terzo luogo molte commissioni non hanno fatto visionare i voti parziali della loro prova ma solo un voto complessivo dal quale non si evincevano le motivazioni del respingimento. Tanti sono i motivi per i quali i respinti agli orali chiedono chiarezza. Anche il modo arbitrario con cui sono state attribuite le sedi. Alcuni sono stati inviati a 1000 Km da casa. Altri sono stati comodamente in casa loro, in barba al principio dell’equità (contravvenendo anche all’intento del MIUR di evitare clientelismo e segnalazioni). C’è stato inoltre una grande disparità di trattamento sulle domande poste ai candidati, sia quelle relative alla normativa e al caso complesso, sia quelle inerenti la prova di lingua e di informatica. E cosa si può dire della continua sostituzione di commissari dimissionari che hanno adottato motivazioni disparate e spesso improbabili per tirarsi fuori da una situazione che, evidentemente, diventava bollente. Anche questa è stata una disparità. Fare l’esame con un commissario piuttosto che con un altro ha spesso determinato l’esito finale della prova. Capitare in una commissione piuttosto che in un’altra è stato fondamentale. In quattro commissioni non c’è stato nessun bocciato (concentrati tutti lì quelli bravi?) in altri percentuali altissime di respinti, tutti asini? Insomma una sorta di ruota della fortuna o meglio di roulette russa che in pochi minuti ha vanificato anni di studio, di sacrificio e di dedizione alla scuola. Il tamburo della pistola è girato ed ha colpito a caso. Questi cadaveri sui quali coscienze peseranno? Se questo doveva essere il concorso della meritocrazia ha fallito il suo intento. Non si selezionano i dirigenti come in un quiz televisivo. Questa è la scuola di qualità che ci attende?”
Anna Maria Campisano