Ormai da giorni il mondo della Scuola e l’intera Nazione attendono con ansia che il Decreto Legge n. 22 dell’ 8/4/2020 venga convertito in Legge.
La scadenza del provvedimento è imminente, infatti il 7 Giugno, se non dovesse essere varato definitivamente ed approvato in sede parlamentare, il Decreto decadrebbe, con gravi e prevedibili disagi.
Tuttavia il dibattito ferve nelle aule, non scolastiche, ma della Politica.
Vediamo un Parlamento spaccato in linea trasversale: il PD e LeU convengono con le opposizioni rappresentate da Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia, nell’auspicare che si dia luogo ad una modalità d’assunzione dei docenti precari storici che non passi attraverso concorso ordinario, oggi francamente improponibile per varie ragioni.
Infatti è fantascienza immaginare che si possa approntare e realizzare un concorso nel torno dei mesi estivi ed in fase di ripartenza nazionale, quando ancora la pandemia non è affatto debellata per stessa ammissione del Governo e del Comitato Tecnico-scientifico.
Del resto il Movimento Cinque Stelle è coeso e si stringe intorno alla Ministra Azzolina, ribadendo che la selezione dei docenti va fatta sulla base di criteri meritocratici. Ultimamente anche Italia Viva, il partito di Renzi, sta condividendo tale punto di vista.
Un po’ tutti ci chiediamo, però, se il merito sia determinato e determinabile da una selezione che si basa su dei Quiz a crocette.
Viceversa, docenti ˗ qualificati, oltre tutto, attraverso svariati percorsi di formazione postlaurea ˗, anche se ancora non “di ruolo”, hanno maturato sul campo il “merito” mediante la pluriennale esperienza di insegnamento.
Numerosissimi insegnanti “precari storici” hanno retto le sorti della Scuola italiana, egregiamente e meritevolmente, anche durante la DaD.
Adesso si vorrebbe affermare che questi docenti non sono meritevoli di praticare la professione sin ora svolta con impegno, dedizione, sacrificio? Che il “merito” consiste nel superare uno stocastico Quizzone?
Ciò che turba le coscienze dei cittadini è anche l’assoluta intransigenza della Ministra Azzolina che, da ex-docente, dovrebbe comprendere gli snodi e le necessità della Scuola.
Onestamente l’alea di un Quiz fa scendere ombre inquietanti su di una eventuale selezione dei migliori! Ci chiediamo quali siano gli intenti veri delle forze politiche che chiedono tale modalità.
Una ulteriore questione, proposta in seno alla Commissione VII Cultura e Istruzione del Senato, è quella rilevata in un altro emendamento al DL 22, cioè la proposta di un corso-concorso per i candidati ricorrenti al Concorso per Dirigente scolastico indetto nel 2017 ed espletato nel 2018-2019, emendamento atto a sanare il concorso e dirimere il contenzioso.
Se accolto, l’emendamento fornirebbe ai ricorrenti la possibilità di frequentare un corso-concorso di numerose ore e con esami selettivi finali, per poi essere inseriti in coda alla graduatoria degli attuali idonei; mentre i Ds già in carica e gli idonei, prossimi ad entrare in ruolo, non riceverebbero alcun nocumento ed anzi godrebbero di grande beneficio dal provvedimento, come spiegherò fra poco.
Ricordiamo, infatti, che detto concorso ha prodotto un contenzioso infinito, che i ricorsi hanno fatto emergere tante e tali anomalie gestionali da indurre il TAR, in data 2 Luglio 2019 – in pieno svolgimento degli orali –, all’annullamento dell’intera procedura.
L’annullamento, tuttavia, ha goduto di una sospensiva degli effetti – come richiesto dal MIUR – che il Consiglio di Stato ha concesso per “salvaguardia dell’interesse collettivo”.
In soldoni: le Scuole non potevano restare senza Dirigenti.
La questione rimane comunque in campo, sino al pronunciamento definitivo nel merito da parte del Consiglio di Stato, sentenza che doveva giungere a Marzo ma che, causa Corona Virus, è slittata ad Ottobre.
Ricordiamo come anche la Ministra Azzolina partecipò a detto concorso e lo superò, trovandosi oggi in pieno conflitto di competenze: parte in causa con annullamento di fatto e beneficio di sospensiva del CdS, in attesa di pronunciamento nel merito, e rappresentante del Ministero verso cui si rivolgono le doglianze dei ricorrenti e si ripercuotono le conseguenze dell’annullamento del TAR.
Non sto qui a riprendere tutte le fasi di gestione del concorso e la vasta documentazione dei ricorrenti che dimostra l’oggettiva incompatibilità di alcuni commissari, la mancata vigilanza dell’allora MIUR sui documenti e dichiarazioni dei commissari, la violazione da parte del MIUR del diritto di accesso agli atti, la mancata ostensione di tutte le prove con griglie e verbali da parte del MIUR, la mancata ostensione del codice sorgente per verificare il corretto funzionamento del Software di CINECA e il RISPETTO DELL’ANONIMATO DELLE PROVE: già il MIUR è stato invitato (usiamo un eufemismo) dal TAR, con varie sentenze, a provvedere a tutti i dispositivi di trasparenza e legalità sopra elencati.
Oltre ai ricorsi amministrativi, i ricorrenti hanno presentato più di mille denunzie alla Procura della Repubblica nelle quali hanno rilevato altre ragioni di doglianza.
Per individuare eventuali profili di difformità alle Leggi e le discrasie gestionali del Concorso è stato creato anche un Comitato, Trasparenza è Partecipazione, che ha raccolto infiniti elementi probatori a favore dei ricorrenti.
Quindi la situazione è oggettivamente incandescente e si profilano esiti catastrofici, soprattutto per coloro che hanno già superato il Concorso e che si vedrebbero riportati indietro, alla fase di ricorrezione delle prove scritte, qualora il Consiglio di Stato confermasse l’annullamento.
Da parte sua, il Ministero dovrebbe fronteggiare un contenzioso imponente ed impegnativo, che aprirebbe la stura ad ulteriori azioni dannose all’immagine stessa della Scuola italiana.
Aggiungiamo che in Italia, ad oggi, numerosissime sono le Scuole prive di Dirigente scolastico e che vengono assegnate a reggenza, con immenso disagio degli utenti e della gestione poiché un unico Dirigente scolastico è costretto a barcamenarsi oltre che nella amministrazione del proprio Istituto, spesso complesso ed articolato, anche nella conduzione di un’altra Scuola.
Quindi la soluzione dell’emendamento che prevede il corso-concorso per Ds, non solo metterebbe la parola fine al contenzioso che, anche in presenza di conferma di annullamento, si spegnerebbe automaticamente negli effetti; ma garantirebbe tutte le posizioni.
Tra l’altro l’emendamento trova concordi molte forze politiche, di maggioranza ed opposizione.
Ribadiamo che tali questioni sono solo apparentemente controverse, poiché potrebbero risolversi senza attriti e rischi per l’attuale Governo se si accettasse la mediazione.
Purtroppo, tuttavia, abbiamo visto come il Movimento Cinque Stelle e la Ministra Azzolina sono spesso sordi alle richieste delle parti sociali.
Per chi, come me, è fuori da qualsiasi logica spartitoria e partitica, tutto questo sembra surreale, tanto più in un frangente difficile e delicato come quello che stiamo vivendo.
Più volte il Capo dello Stato, Presidente Sergio Mattarella, ha auspicato il dialogo tra le forze politiche ed il ripristino dei valori democratici, purtroppo allentati durante la pandemia attraverso l’emissione continua di Decreti Legge e di DPCM.
Adesso è giunto il tempo di ritornare alla piena Democrazia, è giunto il momento di non blindare i Decreti ed i Ministri: la Democrazia vera si basa, non sui numeri e sulla autoritaria imposizione della “forza” della maggioranza, ma su di un sistema di equilibri che trovano il loro senso nell’ascolto reciproco.
Speriamo che il Governo cerchi soluzioni serie e tempestive e che la Ministra non continui ad opporre un muro di gomma alle richieste legittime; auspichiamo che smetta di evocare metafore inopportune, dedicandosi, viceversa, ad un impegno serio e responsabile nella soluzione delle urgenze.
In caso contrario ci avvieremo, quasi certamente, a momenti difficili e a rotture insanabili.
Maria Làudani