Concorso per presidi, i precari faranno ricorso per parteciparvi
Per alcuni sindacati quella di impugnare i provvedimenti del Miur sembra essere una tendenza irrefrenabile. Soprattutto dopo che molte delle battaglie legali sinora intraprese hanno trovato i giudici propensi ad accogliere le tesi dei ricorrenti. Considerando che buona parte dei ricorsi hanno avuto come oggetto principale i precari ed i diritti negati nei loro confronti, non deve sorprendere se anche l’ormai imminente concorso come dirigenti scolastici ripercorre questo copione: ad annunciare questa intenzione è stato, il 26 aprile, l’Anief, l’organizzazione sindacale che più delle altre ha instaurato con l’amministrazione un rapporto incentrato su carte bollate, ricorsi e controricorsi.
Stavolta il Tar del Lazio sarà chiamato ad esaminare il Regolamento di acceso all’atteso concorso per 2.386 posti da dirigente scolastico, il cui bando verrà con ogni probabilità pubblicato nel prossimo mese di giugno. Il sindacato di Pacifico ha colto nel testo che detta le regole del concorso una discriminazione di fondo: quella che preclude al personale non di ruolo la possibilità di accedere alla selezione per diventare preside. Secondo l’Anief, in pratica, i cinque anni minimi di servizio, che assieme al diploma di laurea garantiscono la possibilità di accedere alle prove selettive, non devono partire dall’immissione in ruolo: al fine di “garantire a tutti i livelli la parità di trattamento tra personale a tempo determinato e personale a tempo indeterminato”, il sindacato degli educatori in formazione si appella alla normativa comunitaria (Direttiva 1999/70/CE), alle norme pattizie (CCNL 2006-2009), ed ai principi costituzionali di uguaglianza, imparzialità della P. A., ragionevolezza (artt. 3, 51, 97). La conclusione è che “per l’Anief, i cinque anni di servizio previsti dal legislatore come requisito di accesso, possono essere stati svolti anche con contratti a tempo determinato e non soltanto dopo la nomina in ruolo”.
Il sindacati spiega anche la linea che intende assumere: “chiederà ai giudici di consentire ai ricorrenti di partecipare al bando di selezione con riserva della sentenza di merito, di disapplicare, quindi, la normativa nazionale (DPR 140/2008) perché in contrasto con la normativa comunitaria, ed eventualmente, di sollevare alla Consulta questione di legittimità costituzionale dell’art. 1, c. 618, della legge 296/2006”. Sono due gli obiettivi dichiarati su cui punta l’Anief: qualora il Tar dovesse concedere l’ordinanza sospensiva, gli interessati verrebbero ammessi alle prove con riserva, attraverso conseguente disposizione degli Usr interessati; qualora la sospensiva non arrivasse prima delle prove, “i singoli direttori degli Usr valuteranno autonomamente, in ossequio al principio dell’autotutela dell’amministrazione, la possibilità di ammettere egualmente i ricorrenti alle prove, in attesa della risoluzione del contenzioso in sede di merito”.
Senza entrare nel merito del ricorso, una cosa è certa: considerando che per i docenti quella di diventare preside è l’unica strade per fare carriera all’interno della scuola, l’dea di avviare il contenzioso contro il Miur tenterà diverse decine di migliaia di precari. Ma anche tutti gli immessi in ruolo a partire dal 1° settembre 2006. Il rischio è che se il Tar dovesse concedere l’ammissione con riserva alle prove pre-selettiva, a settembre bisognerà svolgere la prima prova del concorso – la pre-selettiva, con un centinaio di domande a risposta multipla – nei palazzi dello sport o addirittura negli stadi di calcio.