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Concorso per titoli, la domenica della verità: il Pd ripugna i quiz a crocette, il M5S dovrà cedere

Si svolgerà probabilmente domenica 24 maggio l’atteso incontro tra i capigruppo dei partiti con il presidente del Consiglio per trovare la quadra sulle modalità per assumere il prima possibile 32 mila docenti precari delle superiori e forse una quota aggiuntiva per infanzia e primaria. Le possibilità di riuscita per la mediazione del premier non sono altissime. Dopo il confronto inutile di venerdì, la cui unica novità è stata lo spostamento ufficiale di Italia Viva con il M5S, almeno a livello pubblico le posizioni sono rimaste sostanzialmente le stesse. Quindi distanti.

Accordo difficile, ma non impossibile

Le dichiarazioni che si sono susseguite nella giornata di sabato non sembrano favorire l’opera mediatrice sotterranea dell’entourage di Giuseppe Conte. E il pericolo di vedere Pd e Leu votare per i concorsi per titoli, assieme a Lega e Forza Italia, rimane saldamente in piedi.

Alla fine, però, l’impressione è che pentastellati e ministra dell’Istruzione dovranno scendere a patti: si potrebbero, ad esempio, lasciare in piedi i concorsi, da realizzare in tempi più dilatati e compatibili con i rischi da Covid, ma anche aprire eccezionalmente ad un numero minimo di assunzioni da graduatoria, solo previa formazione all’insegnamento nel primo anno anche con verifica finale almeno potenzialmente selettiva. La proposta di Conte potrebbe essere questa o una similare.

Pd: scuole chiuse anche per i concorsi

“Per noi bisogna valorizzare immediatamente il patrimonio di conoscenze dei precari ed inserire il primo settembre 40.000 insegnanti, non rinunciando al merito ed alla selezione con una prova vera a fine anno scolastico”, ha però ribadito il capogruppo dei senatori Pd Andrea Marcucci tornando così a ripudiare il “quiz a crocette” che vuole il Movimento 5 Stelle, con il concorso riservato, e aspettando la “giusta mediazione” del premier.

Gli fa eco il senatore Pd Francesco Verducci, vice presidente Commissione Cultura al Senato, tra i firmatari del decreto della discordia: dice ancora una volta “no ad una prova in presenza in emergenza sanitaria con rischi incalcolabili. Del resto che siamo ancora in emergenza è un dato di fatto: altrimenti le scuole non sarebbero ancora chiuse e non verrebbero cancellate le prove scritte dall’esame di Stato”.

Con l’emendamento, ha continuato Verducci, si vuole “dare certezza ai precari con assunzione per titoli e servizio, anno abilitante, e prova orale selettiva finale. Nessuna sanatoria. Ma un percorso che valorizzi la qualità delle competenze e dell’insegnamento, che certo non si misurano con un quiz a crocette”.

Forza Italia: dare merito ai precari

Dopo la Lega, che ha presentato un emendamento simile a quello Pd-LeU, anche Forza Italia appoggia la linea delle assunzioni senza prove. La possibilità di mandare il Governo in crisi è troppo ghiotta, a costo di abbandonare la tradizionale posizione per il merito e i concorsi pubblici.

“Sarebbe meglio destinare tempo all’organizzazione del nuovo anno scolastico in totale sicurezza, si riconosca il giusto merito a questi docenti rimasti troppo a lungo precari”, ha dichiarato la vice capogruppo di Fi al Senato, Licia Ronzulli.

“I docenti precari aspettano di capire se ci saranno modifiche ai concorsi, se la ministra dei quiz alzerà bandiera bianca e se le graduatorie di istituti di seconda e terza fascia verranno riaperte. Gli studenti aspettano lumi sull’esame di Stato, le famiglie sull’apertura del prossimo anno scolastico”, incalza la presidente dei senatori di Forza Italia Anna Maria Bernini.

Italia Viva: prima dei concorsi il diritto allo studio

Con i “grillini” rimane solo Italia Viva. E nemmeno con troppa convinzione. “Siamo al fianco delle famiglie – ha detto il presidente dei senatori di Iv Davide Faraone, vicinissimo a Renzi – che giustamente oggi sono scese in piazza per reclamare l’apertura delle scuole e certezze sugli esami di stato. Italia Viva si è sempre battuta per riaprire le scuole, tanto che se fosse stato per noi gli studenti sarebbero già in classe. È importante occuparsi dei concorsi per i docenti ma è indispensabile occuparsi di diritto allo studio e di come sarà il prossimo anno scolastico”.

“Siamo al fianco delle famiglie che chiedono di riaprire la scuola. Lo eravamo quando non lo diceva nessuno. Lo siamo a maggior ragione oggi”, ha scritto su twitter Maria Elena Boschi, un’altra “renziana” doc.

Leu: diamo certezze a studenti e famiglie

Intanto, Leu mette in guardia Giuseppe Conte.”La mediazione sul dl Scuola che il premier Conte si è impegnato a presentare non può essere basata sull’equilibrismo tra forze politiche, dando qualcosa a uno e qualcosa all’altro. Non è di una mediazione politicista che la scuola ha oggi bisogno ma di soluzioni efficaci e giuste”, ha detto la senatrice di LeU Loredana De Petris.

“Deve essere garantito – ha aggiunto De Petris – il rispetto dei precari, che in questi anni hanno tenuto in piedi il sistema scolastico. Bisogna dare certezze agli studenti e alle famiglie. Deve essere certo che la scuola ripartirà il primo settembre con i docenti al loro posto. Il concorso, previsto nel dl di dicembre, senza contare i rischi che comporta sul piano della sanità, non garantisce affatto questa certezza”.

“Il merito non si stabilisce con un concorso a crocette peraltro fatto anche in piena emergenza sanitaria. Chi ha servito la scuola per tanti anni, magari coprendo le carenze di organico, ha bisogno finalmente di una prospettiva stabile”, ha quindi rimarcato il senatore di Leu Francesco Laforgia.

Ora la “palla” passa al capo del Governo.

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