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Concorso presidi, i tempi lunghi fanno comodo al Governo: con le reggenze risparmia

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Se il bando di concorso per dirigenti scolastici non esce una spiegazione c’è: va ricondotta al risparmio dello Stato nel mantenere in vita migliaia di reggenze.

Con effetti negativi sull’organizzazione scolastica e, indirettamente, pure sull’offerta formativa. A sostenerlo è Mario Pittoni, responsabile federale istruzione della Lega Nord, secondo cui “il ritardo del concorso per dirigenti scolastici, cui si deve il record negativo di alcune regioni che possono ormai contare a malapena su due presidi ogni tre istituti”, potrebbe essere “legato principalmente a scelte di risparmio economico sulla scuola, alla faccia dei miliardi in più sbandierati dai governi Renzi e Gentiloni sistematicamente smentiti dal DEF (Documento di Economia e Finanza)”.

 

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Secondo l’ex senatore, “non servivano grandi rivoluzioni che, come s’è visto, rallentano solo l’iter. Era sufficiente aggiornare il vecchio meccanismo su base regionale, affinché la “severità” di alcune commissioni non sia penalizzante per il territorio interessato, puntando su una selezione che tenga conto della disomogeneità di valutazione in ambito nazionale, magari ispirata al progetto che abbiamo depositato per i docenti, basato su graduatorie regionali a scorrimento”.

Il leghista chiede poi di eliminare le “idoneità” alla funzione:” l’accesso al posto (dopo aver scelto in assoluta libertà la regione dove candidarsi, in ossequio a Costituzione e normativa europea) dipenda dalla posizione in lista, sulla base del punteggio acquisito in un confronto alla pari con gli altri iscritti nella regione. Se servono 50 dirigenti scolastici, si prenderanno i primi 50. Se ne occorrono 100, si collocheranno i primi 100. Senza più – conclude Pittoni – i “vuoti” attuali”.

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