Il recente concorso per dirigenti scolastici, indetto dal Ministero dell’Istruzione e del Merito con Decreto n. 107 dell’8 giugno 2023, ha sollevato numerosi dubbi in merito all’equità e alla trasparenza delle procedure selettive. Diversi candidati, tra cui i ricorrenti che hanno presentato istanza presso il TAR del Lazio, lamentano un trattamento disomogeneo e contraddittorio che ha compromesso la legittimità della graduatoria finale.
Il cuore del problema risiede nella disparità di trattamento tra i candidati respinti nella fase dello scritto e quelli che non hanno superato l’orale. Mentre i primi hanno avuto l’opportunità di ripetere la selezione attraverso una prova a crocette – una modalità semplice e standardizzata – ai secondi è stato chiesto di ripetere nuovamente l’orale, una prova che per sua natura è molto più complessa e soggettiva.
In un concorso pubblico, la parità di trattamento dovrebbe essere il fondamento su cui si basa l’intero processo selettivo. Tuttavia, questo principio è stato gravemente violato nel caso in questione. È infatti inaccettabile che i candidati siano stati sottoposti a due prove così diverse: una prova scritta a risposta multipla, facile da standardizzare e valutare oggettivamente, contro una prova orale, soggetta a interpretazioni personali e valutazioni soggettive da parte delle commissioni.
La natura stessa delle due prove rende la comparazione dei punteggi estremamente difficoltosa, se non impossibile.
La contraddizione diventa ancora più evidente considerando che i punteggi ottenuti dalle due diverse prove sono stati utilizzati per formare una graduatoria unica, in cui si trovano sia candidati che hanno dovuto affrontare tutte le prove del concorso (scritto + orale), sia coloro che hanno dovuto ripetere solo il test scritto. Questo approccio non rispetta la differenza sostanziale tra le modalità di valutazione e ha portato a un’inevitabile iniquità nella composizione finale della graduatoria.
La pubblicazione della graduatoria definitiva, avvenuta il 9 agosto 2024, non ha fatto altro che consolidare questa situazione di disparità. In questa graduatoria compaiono candidati che hanno svolto tutte le prove e altri che hanno sostenuto solo un test, trattati come se fossero stati sottoposti a condizioni di selezione identiche. Questa mancata distinzione delle diverse modalità di valutazione ha reso impossibile garantire un confronto equo tra i candidati.
La mancanza di trasparenza e coerenza nella gestione delle procedure ha portato a situazioni assurde, in cui alcuni candidati sono stati valutati con criteri meno stringenti e sono stati collocati in graduatoria accanto a candidati che hanno dovuto affrontare prove ben più complesse. Questa situazione ha causato un evidente danno a chi ha dovuto sostenere le prove più difficili e complesse.
La disparità di trattamento, il caos generato dalla combinazione di prove diverse e la gestione confusa della graduatoria mettono a rischio non solo la correttezza del concorso, ma anche la qualità della selezione stessa. Un sistema di selezione equo deve basarsi su criteri uniformi e trasparenti, in modo che i meritevoli vengano effettivamente selezionati sulla base delle loro capacità, non in base alle modalità di prova cui sono stati sottoposti.
Chi ha subito questo trattamento iniquo non chiede altro che una cosa: equità. Una richiesta che è stata portata davanti al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Lazio, nella speranza che le istituzioni riconoscano l’errore commesso e intervengano per sanare questa ingiustizia.
Sebbene la decisione finale sia ancora in attesa, i ricorrenti sono fiduciosi che il TAR possa riconoscere la contraddittorietà di un sistema che ha trattato in modo diseguale candidati che avrebbero dovuto essere giudicati secondo standard comuni.
La disparità di trattamento emersa nel concorso per dirigenti scolastici non è solo un problema tecnico o procedurale, ma una questione di giustizia. È essenziale che il sistema di selezione pubblica garantisca condizioni paritarie per tutti i candidati e che errori di questo tipo vengano corretti prontamente. La fiducia nelle istituzioni dipende dalla loro capacità di agire in modo corretto, equo e trasparente, e questa situazione rappresenta un’opportunità per dimostrare che tali principi sono ancora al centro del nostro sistema educativo e amministrativo.
Il comitato Uniti per la Giustizia
(vincitori del concorso riservato prova orale)
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