La Legge di Bilancio 2019, approvata a fine dicembre, prevede, fra gli interventi per la scuola, una riforma del reclutamento per la scuola secondaria di primo e secondo grado.
Al via concorsi più snelli per chi vuole insegnare con l’obiettivo di portare quanto prima i giovani in cattedra.
Al concorso per l’accesso all’insegnamento potranno partecipare i laureati che hanno sostenuto, all’università, esami di didattica e pedagogia per almeno 24 crediti. Chi vince entra in ruolo.
I concorsi saranno banditi con regolarità, nelle Regioni e per le discipline dove ci saranno posti vacanti.
Chi vincerà il concorso avrà la garanzia del posto nella Regione scelta, ma dovrà rimanerci per cinque anni, a tutela dell’interesse degli alunni alla continuità didattica.
Il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, ha ottenuto l’abolizione dell’abolizione del sistema di formazione iniziale adottato dal decreto Legislativo n. 59/2017, in merito ai tre anni di formazione iniziale e tirocinio che i vincitori di concorso dovevano sostenere prima di entrare in ruolo.
Il termine FIT viene sostituito in percorso annuale di formazione iniziale e prova.
Questo percorso sarà annuale, cioè una volta vinto il concorso, il docente dovrà frequentare questo anno di “transizione” alla cattedra definitiva. Prima però sarà necessaria una valutazione finale.
Un volta confermato in ruolo il docente vincitore di concorso, questo dovrà restare altri quattro anni nella stessa scuola in cui ha superato l’annualità di formazione e prova, per un totale di cinque anni di blocco sulla stessa sede.
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