Niente procedura riservata per i precari storici della scuola secondaria, che nel prossimo concorso dovranno accontentarsi di una quota del 10% sui posti totali. E’ quanto previsto dalla legge di bilancio 2019, che è intervenuta sul reclutamento degli insegnanti, abolendo di fatto il precedente sistema renziano della Buona scuola.
Il Decreto Legislativo n. 59/2017, infatti prevedeva un concorso riservato per i precari con almeno tre anni di servizio svolto.
In base alla riforma del reclutamento presente in legge di bilancio, al prossimo concorso docenti potranno partecipare anche i precari storici con almeno tre anni di servizio negli ultimi otto. Questi partecipanti avranno quindi una riserva del 10% dei posti totali sul concorso ordinario per laureati non abilitati.
Tuttavia, questi candidati con tre annualità di servizio negli ultimi otto anni, sono dispensati dal possesso dei 24 CFU richiesti agli altri partecipanti e potranno concorrere in una delle classi di concorso in cui hanno lavorato almeno 1 anno.
L’intenzione del Governo è quella di emanare il primo concorso dopo la riforma già nel 2019. In base a quanto anticipato da fonti parlamentari non è escluso che il bando di concorso del 2019 possa arrivare già prima dell’estate, anche se ovviamente, come l’esperienza insegna, il tutto potrebbe posticiparsi oltre.
Infatti, i tempi necessari per redigere e pubblicare decreto ministeriale e bando di concorso, allegati compresi, potrebbe richiedere diversi mesi. Quindi a cavallo fra l’estate e l’autunno, potrebbe esserci già un bando.
E’ bene però chiarire che su questo punto bisogna mantenere incertezza, nel senso che le cose potrebbero anche cambiare.
A tal proposito il senatore leghista Mario Pittoni, hanno fatto intendere che la questione non è ancora chiusa: “Sui docenti precari ricordo per l’ennesima volta che non c’è alcuna decisione definitiva. Il Miur sta approfondendo la questione”.
La Flc Cgil pertanto, propone una fase transitoria per stabilizzare i tantissimi precari e ridurre drasticamente la “supplentite” e le cattedre vuote di inizio anno scolastico.
Per il sindacato occorre quindi “istituire una graduatoria per titoli che ricomprenda, in ordine, il personale già abilitato presente nelle seconde fasce d’istituto e, a seguire, coloro che sono presenti nelle terze fasce d’istituto della scuola secondaria e hanno maturato 3 anni di servizio”.
Dopo la nomina a tempo determinato un corso-concorso per l’abilitazione e l’assunzione in ruolo
Inoltre, “i docenti collocati in posizione utile per la nomina sarebbero assegnati ad una scuola con incarico al 31 agosto e, contemporaneamente, seguirebbero un corso/concorso per l’abilitazione in servizio. Dopo la valutazione positiva del percorso svolto, il contratto sarà trasformato a tempo indeterminato. Il percorso formativo, svolto in collaborazione tra scuola e università, dovrebbe essere a carico dello stato.
“Prima di avviare un nuovo modello di reclutamento, riferisce Francesco Sinopoli, abbiamo bisogno di uscire dalla condizione di emergenza che connota l’attuale sistema, con una fase transitoria coerente, solida ed efficace, che coniughi tempi ristretti nelle assunzioni e qualità della formazione in ingresso, con l’obiettivo di garantire un regolare avvio del prossimo anno scolastico”.
Anche gli altri sindacati, come abbiamo avuto modo di riportare in precedenza, condividono tale impostazione: “Bisogna valutare e dare prospettive a tutti, anche a quegli insegnanti che in questi anni hanno permesso il funzionamento delle scuole, con contratti a termine più volte reiterati”, dichiara Pino Turi della Uil Scuola.
Anche Gilda e Snals evidenziano l’aspetto della sanzione. Per Rino Di Meglio, coordinatore Gilda degli insegnanti, “prioritariamente devono essere assunti a tempo indeterminato i precari storici, così come prescritto anche dalla Corte di Giustizia Europea. Dopo le stabilizzazioni, bisogna mettere a regime il sistema di reclutamento attraverso i concorsi che devono essere banditi con cadenza regolare”.
Invece Elvira Serafini, dello Snals, ritiene che “prima di introdurre drastiche novità, è necessario un periodo di transizione a tutela del vasto precariato della scuola ed in ragione di quanto ci chiede l’Europa”.
Lena Gissi della Cisl Scuola, pensa ad una situazione più equa: “Noi abbiamo presentato una nostra proposta sul reclutamento, che tende a trovare il giusto equilibrio tra le opportunità da dare, con i concorsi ordinari, ai giovani neolaureati e il diritto di chi lavora precariamente per anni di vedere stabilizzato il proprio rapporto di lavoro. La logica del ‘doppio canale’, opportunamente rivisitata, a noi sembra molto meglio di tante velleità, tutte fallite negli ultimi anni”, conclude Gissi.
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