“Il reclutamento avviene per concorso, lo prevede la Costituzione. Per questo vogliamo concorsi snelli, trasparenti e banditi periodicamente, sulla base delle esigenze effettive delle scuole e dei territori. È questo il modello di reclutamento di questo governo”.
Lo ha ribadito il Ministro dell’istruzione Marco Bussetti, nel corso di un’intervista pubblicata su Italia Oggi.
Il Ministro ha quindi puntato l’attenzione sul vincolo di cinque anni riservato ai vincitori: “Chi supera le selezioni, va in cattedra. Con un vincolo di permanenza. Crediamo che sia il modo migliore per rispettare le ambizioni di chi vuole insegnare e garantire il diritto a un’istruzione di qualità agli studenti”.
Infatti, la riforma del reclutamento prevista dalla legge di bilancio 2019 prevede che una volta vinto il concorso, il docente inizierà un “percorso annuale di formazione iniziale e prova“.
Questo percorso sarà quindi annuale, cioè una volta vinto il concorso, il docente dovrà frequentare questo anno di “transizione” alla cattedra definitiva. Prima però sarà necessaria una valutazione finale.
Pertanto, è stato abolito il sistema di formazione iniziale adottato dal decreto Legislativo n. 59/2017, in merito ai tre anni di formazione iniziale e tirocinio che i vincitori di concorso dovevano sostenere prima di entrare in ruolo.
Un volta superato l’anno di formazione e prova e confermato in ruolo, il docente vincitore di concorso dovrà restare altri quattro anni nella stessa scuola in cui ha superato l’annualità di formazione e prova, per un totale di cinque anni di blocco sulla stessa sede.
Infine, Bussetti ha anche ricordato, a proposito del reclutamento, l’emendamento approvato di recente sul superpunteggio a chi ha già insegnato: “come dimostra l’emendamento citato, spiega Bussetti, che è frutto di un accordo politico di maggioranza, vogliamo valorizzare il percorso fatto da chi ha già insegnato”.
Sulla base di questo emendamento, al prossimo concorso scuola 2019, ai precari con almeno tre anni di servizio negli ultimi otto, sarà attribuito ai titoli il 40% del punteggio finale e, all’interno di questa quota, che la metà sia riconosciuta al servizio.
Nella pratica, ciò si traduce che nelle graduatorie di merito del concorso fino a 20 punti su un totale di 100, potranno andare ai titoli di servizio.
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