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Concorso scuola: rimandarlo non causa danno a nessuno

Leggo con sgomento quanto scrive il sig. Massimo Rosselli in merito al concorso straordinario. Egli parla di “puerili giustificazioni” addotte dai docenti precari storici al solo fine di procrastinare o addirittura annullare il concorso straordinario tanto desiderato dal Ministro Azzolina. Ebbene non credo che provare timori per la propria salute sia un motivo puerile, soprattutto nel caso in cui la salute del docente possa essere minata da altre patologie che lo rendono soggetto “fragile”.

Caro sig. Massimo Rosselli sappia che ci sono docenti che soffrono di patologie che li portano a essere immunodepressi o che hanno al fianco persone che non reggerebbero se entrassero in contatto con il virus del Covid-19. Conosco storie di docenti molto preparati e in gamba che non se la sentono di partecipare al concorso solo perché sono coniugati con persone che hanno un cancro e seguono cure chemioterapiche.

Senza considerare tutti quegli insegnanti che non potranno partecipare al concorso essendo stati posti in quarantena assieme alle classi nelle quali insegnano e che sicuramente presenteranno ricorso non essendo dovuta la loro assenza alla loro volontà, ma a cause di forza maggiore imposte dallo Stato stesso. Quindi direi che il puerile è lei che solo perché “ha studiato tanto” vuole mettere a repentaglio altre vite e ignorare le necessità di molti, con uno slancio di puro egoismo.

In certi casi infatti si deve prevedere lo spostamento fra regioni e questo comporta un movimento di persone che dovranno come minimo dormire in hotel e mangiare in ristoranti, esseri umani che per quanto pocanzi detto evitano da mesi tutte quelle inutili occasioni che possano porli in contatto con il Covid-19.

I precari che conosco io non vogliono cancellare il concorso con un colpo di sugna, anche perché in questi anni hanno sempre cercato di tenersi aggiornati e hanno seguito le indicazioni che inducevano ad acquisire ad esempio gli ulteriori 24 CFU nelle discipline socio-psico-pedagogiche, oltre ad approfondire la materia, le tecniche didattiche innovative conseguendo certificazioni informatiche. 

Altri come me sono entrati nella scuola tardivamente dopo avere svolto altre attività, talvolta collegate alle università, e non hanno potuto accedere a TFA o concorsi: io stesso ho 6 anni di precarietà alle spalle e non ho potuto accedere ad alcun tipo di percorso stabilizzante. 

Lei e i suoi coetanei potete intraprendere qualsiasi via legale riteniate lecita, ma troverete sicuramente un fronte avverso costituito da una moltitudine di docenti, ostacolo che pone le sue fondamenta oppositive su diritti costituzionali legati alla salute pubblica e personale: in un tempo di pandemia galoppante è assolutamente irragionevole andare avanti con una procedura concorsuale che interessa così tanti individui, quando altri concorsi sono stati bloccati proprio per evitare il propagare dell’infezione. 

Non c’è fretta alcuna perché il suo sapere così duramente acquisito in questi ultimi mesi, caro sig. Rosselli, rimarrà anche dopo che il picco della pandemia sarà passato, a meno che il suo studio non sia unicamente nozionistico e mnemonico, e l’immissione in cattedra avverrà soltanto nell’Anno Scolastico 2021/2022, anche se di fatto il ruolo decorrerà da settembre 2020.

Quindi come vede non c’è urgenza e il concorso può (e deve) essere rimandato e posto in essere quado le attività scolastiche saranno oramai concluse, in totale sicurezza per il personale scolastico e gli alunni.  In ultima analisi sappia che molti docenti precari stanno attivandosi per eseguire tamponi prima e dopo il concorso e nel caso in cui dovessero risultare positivi al ritorno dalle prove sono pronti a intraprendere le vie legali contro i responsabili che hanno consentito questa scellerata procedura.

I danni alla salute infatti ledono realmente dei diritti inalienabili dell’individuo, mentre rimandare un concorso non causa danno ad alcuno tanto che i partecipanti agli altri concorsi posticipati non mi risulta che abbiano intenzione di muovere alcuna rivalsa di carattere legale.

Franco Rossi

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