L’emergenza sanitaria causata dal coronavirus ha rivelato un sistema di crisi in molti settori in questo Paese, da quello medico a quello scolastico.
Per far fronte ad una situazione urgente sono stati assunti operatori sanitari, infermieri e medici anche senza prova concorsuale.
La scuola ha invece affrontato il momento di chiusura, chiedendo ai propri docenti anche di improvvisare nuovi saperi a dispetto del CCNL (contratto collettivo nazionale di lavoro), di restare uniti e vicini ai propri studenti e rispettive famiglie per far in modo che ci fosse una parvenza di normalità. Con strumenti spesso di fortuna (chi ha propri PC, chi ha dovuto dividere tablet e smartphone con membri della famiglia, chi usando piattaforme non istituzionali, chi con wp), altre volte con poca linea e connettività, dai maestri dell’infanzia a quelli dei licei, gli insegnanti hanno portato avanti la famosa didattica a distanza. Senza formazione specifica sull’argomento, visto che si è sempre ritenuta validissima la presenza fisica nell’insegnamento, ma spinti da quel sentimento quasi di devozione al lavoro, per senso di responsabilità e di etica morale, lontani quindi da regole sindacali e contrattuali, ognuno di noi (perché chi scrive fa questo lavoro) nella totale abnegazione ha fatto in modo che la scuola italiana facesse una bella figura.
In questo folto gruppo di insegnanti ci sono le precarie che hanno vinto dei concorsi, ma che per lo strano destino di essere nate nelle regioni del Sud tardano ad essere assunte e probabilmente rischiano che questo diritto possa venire meno. Sì perché da pochi giorni, chi occupa il Dicastero di viale Trastevere, la signora Azzolina, sempre per far fronte al possibile stato di disordine per il nuovo anno scolastico, ha pubblicato in Gazzetta ufficiale un nuovo bando di concorso per la scuola per ogni ordine e grado.
A voler essere precisi, i 170mila contratti a tempo determinato che si sono stipulati quest’anno, fanno avere un minimo di percezione di quale sia la realtà effettiva: i docenti ci sono già ci sono! Divisi in fasce e graduatorie e con anni di servizio alle spalle e quel che è più importante che proprio in regioni come Puglia, Campania, Calabria e Sicilia in queste graduatorie ci sono le vincitrici del concorso 2016 per la scuola primaria.
Prima del Covid,il ministro Azzolina, ma anche chi l’ha preceduta, aveva garantito che un nuovo concorso ordinario non avrebbe avuto ragion d’esserci in regioni in cui le graduatorie di merito 2016 non fossero esaurite, pertanto nessuno rischiava di essere gettato nell’oblio.
Il concorso 2016 fu una prova di carattere ordinario selettivo e bandito in Puglia per 979 posti. Su circa tremilaseicento candidati per la scuola primaria solo in 870 hanno superato tutte le prove previste e pertanto la graduatoria di merito relativa è di sole vincitrici, che stando a quanto riportava il bando, dovevano essere assunte in 3 anni. Siamo nel 2020 e la graduatoria è ferma alla posizione 322 mentre nelle regioni del nord queste graduatorie sono state esaurite nei tempi previsti, addirittura in Lombardia prima dei 3 anni tant’è che si è fatto ricorso alle idonee non vincitrici.
Non capiamo perché, quindi, si procede a bandire un nuovo concorso in questa regione, che potrebbe far decadere il precedente ed annullarne quindi la graduatoria, se ci sono ancora persone che hanno guadagnato un diritto al ruolo e che stanno aspettando l’assunzione legittima nella scuola. Le regioni del nord hanno esaurito le loro graduatorie già da due anni mentre nelle regioni meridionali ci si trova nella condizione di sapere che a parità di pensionamenti previsti nelle diverse regioni del Paese, il Mef autorizza puntualmente meno immissioni in ruolo in queste regioni.
L’ultimo esempio viene dalla pubblicazione delle domande di pensionamento per la scuola primaria: l’Emilia Romagna a fronte di 556 domande bandisce un concorso per 508 posti contro la regione Sicilia che con un totale di 866 pensionamenti mette a bando 257 posti (fonte sito Cgil).
Così molte di queste vincitrici, nello stato di precarietà in cui versano si ritrovano a dover emigrare al nord ed insegnare lontane dai propri affetti.
Ora, apprendiamo che il governatore Michele Emiliano chiede, con una lettera aperta, al ministro della pubblica istruzione di pensare ad una soluzione per il nuovo anno scolastico che verrà. Soluzione, che dia certezza di docenti tutti in cattedra dal primo giorno, per evitare il fenomeno della supplentite in un momento già difficile e compromesso come quello che stiamo vivendo, specificando che una procedura concorsuale sarebbe rischiosa dato che il distanziamento sociale potrebbe non essere garantito durante lo svolgimento del concorso e pertanto propone alla signora Azzolina( accogliendo e facendo sua, la richiesta di alcune associazioni e sindacati, che difendono gli interessi dei numerosissimi docenti di terza fascia che hanno i loro titoli formativi ma nessun concorso vinto)di procedere ad un concorso per soli titoli.
Come vincitrici di concorso e inserite a pieno titolo in una graduatoria di merito regionale, riteniamo quantomeno irrispettosa una richiesta da parte del nostro presidente di regione, che per quanto riteniamo encomiabile il suo apprezzamento e preoccupazione per il futuro prossimo della scuola e dell’istruzione dei futuri cittadini, non abbia fatto un minimo accenno a queste 500 persone già selezionate e formate a svolgere questo lavoro. Come cittadine pugliesi che hanno maturato un diritto, siamo preoccupate, che una procedura di questo tipo, possa eclissare i nostri sforzi e che una graduatoria nuova, che di fatto non sarebbe supportata da prove concrete, possa non far rispettare il giusto equilibrio ed equità nella divisione e nella distribuzione dei posti in ruolo. Qui, infatti, subiamo già un forte ritardo nello scorrimento della graduatoria dovuto alla grossa percentuale di posti che vengono assegnati alla mobilità interregionale a cui si aggiungono le persone in Gae (graduatorie ad esaurimento all’interno delle quali ci sono aspiranti al ruolo che hanno vinto i concorsi del 1999 e che sono ancora in lizza) e dall’anno prossimo si sommeranno anche le percentuali del concorso straordinario 2018.
In pratica ad oggi, una torta che viene divisa ogni anno in tre fette con percentuali già poco eque (50% dei posti totali alla mobilità e il resto diviso in 25% alle gae e 25% alla GM 2016), subirebbe un ulteriore taglio per la fetta del nuovo aspirante. Questo si traduce in un nuovo rallentamento della già precaria condizione in cui ci troviamo e che rischia di diventare una lotta tra poveri per un osso troppo misero da saziare tutti. La politica dovrebbe garantire, a queste cittadine che hanno fatto esattamente ciò che lo Stato ha chiesto loro di fare per guadagnarsi il lavoro, un diritto di precedenza e chiedere per loro al ministro, di essere salvaguardate attraverso l’esaurimento di queste graduatorie esistenti (Gm 2016, Gae, Gmrs2018) e poi procedere come meglio possibile per questa regione e tutte quelle del Sud nella stessa condizione.
Luigina Favale