La nostra organizzazione sindacale ADESSO SCUOLA esprime il proprio dissenso;
la “mediazione” sulla questione del concorso straordinario, su cui la maggioranza che sostiene il governo Conte sembrava aver ritrovato la propria unità dopo laceranti polemiche, è un pasticcio che non risolve nessuno dei problemi in discussione, colpisce ancora una volta i diritti di decine di migliaia di lavoratori e lavoratrici e apre prospettive disastrose per il prossimo anno scolastico:
1) Lascia le scuole nella più assoluta precarietà, proprio in un momento in cui servirebbero più docenti per le problematiche legate alla situazione pandemica del Covid-19;
2) La prova scritta proposta per il concorso straordinario, a nostro avviso, sembra solo un palliativo per non risolvere l’annoso problema dei precari. Inoltre, ci sembra fatto tanto per accontentare una parte politica che deve mantenere le poltroni, senza contare la spesa di più fondi per lo Stato per la nomina di una miriade di commissioni che dovranno correggere le prove scritte. Infine, c’è la possibilità che questa tipologia di prova apra un percorso fatto di favoritismi e di loschi affari e non certo di meritocrazia;
3) La proposta di nominare dalle graduatorie provinciali i docenti per l’inizio delle lezioni, a noi sembra tutto un miraggio fuori da ogni realtà: ad oggi la procedura on line per un milione di domande non è stata ancora approntata; inoltre, gli ambiti territoriali si troveranno a gestire un milione di domande e, in contemporanea, sono da definire gli organici, le operazioni di mobilità, le assegnazioni provvisorie e le utilizzazioni, le graduatorie I fascia ATA, le immissioni in ruolo docenti e ATA, e tutte le operazioni di inizio del prossimo anno scolastico. In molti settori gli AT sono sottorganico e già normalmente non riescono a gestire queste operazioni nei tempi stabiliti, con ritardi spesso endemici; potranno in tutto questo riuscire a gestire un milione di domande per i docenti di II e III fascia? Noi nutriamo fortissimi dubbi.
La stabilizzazione del precariato e il rafforzamento degli organici sono il cuore di ogni progetto che voglia provare a mettere la scuola italiana in condizione di affrontare la difficilissima fase di ripresa delle attività. Come abbiamo denunciato più volte in queste settimane, il governo e le forze della maggioranza hanno fatto solo propaganda. Tutti gli atti concreti compiuti vanno in direzione contraria a soluzioni giuste e razionali. Adesso, con questo accordo, si completa un quadro catastrofico.
Se gli obiettivi che si volevano raggiungere erano quelli di NON avere docenti in cattedra a settembre o di NON semplificare la procedura, allora sono stati pienamente realizzati!
Tutto questo rischia anche di inficiare la ragione stessa di questa procedura, che nasce come un concorso riservato a valorizzare, innanzitutto, l’esperienza e i titoli. Non è quello che abbiamo rivendicato per mesi e non è quello che serve alla scuola. A settembre i docenti resteranno precari. Se l’obiettivo è avere posti stabili, la strada non è questa. Serve un organico più ampio di docenti e di personale ATA. Serve un investimento nelle infrastrutture. Servirebbe mettere al centro della discussione la scuola pubblica anziché trattarla come un problema secondario.
Noi siamo pronti a qualunque forma di mobilitazione, perché non vogliamo ritrovarci a settembre con problemi peggiori di quelli che abbiamo oggi. Desideriamo una scuola migliore con posti stabili, organici più ampi e classi più piccole.
Per quel che ci riguarda, allo stato attuale restano più che mai valide le ragioni della nostra proposta: l’immissione in ruolo tramite l’individuazione di una graduatoria per soli titoli e servizi; lo svolgimento dell’anno di prova e verifica finale delle competenze attraverso il Comitato di valutazione allargato, così come previsto dalla legge 126/2019. Ciò dà una risposta molto seria al problema ineludibile -non solo per i lavoratori, ma per gli studenti, per le famiglie e per l’intero sistema dell’istruzione- del precariato nella scuola.
L’unica certezza, al momento, è che il prossimo anno scolastico si presenta con un numero di precari mai visto prima, oltre 200 mila.
In questo contesto, che impone di guardare con estrema attenzione alla chiusura di questo anno scolastico e alla ripresa del prossimo, l’intesa di maggioranza decide di chiudere gli occhi di fronte alla realtà e rinviare le azioni nel tempo; con un accordo tutto teso a salvaguardare ruoli e rapporti politici nella maggioranza, si stravolge l’intero percorso fin qui compiuto con un lavoro durato oltre un anno.
L’esigenza, da tutti avvertita, di immettere in ruolo dal primo settembre almeno una parte dei precari -che hanno permesso per anni e anni di fare funzionare la scuola- avrebbe dovuto essere alla base del confronto volto a costruire, anche attraverso il superamento della precarietà troppo diffusa, un progetto di sviluppo del sistema scolastico che, oggi, deve anche affrontare i temi collegati all’ uscita da un’emergenza senza precedenti.
Si procede, invece, con atteggiamenti predeterminati e di contrasto. Non è questo il modo migliore per favorire una ripartenza del sistema scolastico, sorretta da forti elementi di condivisione e collaborazione.
I problemi della scuola erano tanti e urgenti già prima che irrompesse l’emergenza della pandemia: progettare un ritorno alla didattica in presenza, di cui tutti avvertiamo impellente bisogno, significa mettere in campo uno sforzo straordinario, fatto di investimenti, ma anche di rispetto e valorizzazione delle energie professionali di cui la scuola dispone, per mettere le scuole in condizione di esprimersi e di operare al meglio.
Giacomo Vitale
presidente di “Adesso Scuola”
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