Il concorso straordinario bis è di nuovo al centro dell’attenzione della Tecnica della Scuola, in vista della preparazione dei docenti alla prova orale unica, che peraltro in molte sedi d’esame non è ancora partita, destando non poche preoccupazioni per i candidati docenti, che temono di vedere slittare all’anno 2023 la propria immissione in ruolo.
Ce ne occupiamo nell’appuntamento di Tecnica risponde Live martedì 19 luglio alle ore 15:30, insieme agli esperti di normativa scolastica, Lucio Ficara e Salvatore Pappalardo, e alla esperta di didattica, Amelia De Angelis.
La prova orale dei concorsi si è spostata ormai da tempo verso una direzione precisa: il candidato deve dimostrare di saper effettuare una lezione su un determinato argomento e di saper inquadrare il suo intervento didattico all’interno di uno schema progettuale: una unità didattica o una unità di apprendimento.
Questo vale sia per il concorso ordinario, in via di espletamento, sia per il cosiddetto “straordinario bis”, in cui si prevede che il candidato tiri fuori all’impronta una lezione, sulla base di un argomento sorteggiato il giorno stesso della prova all’interno di una terna di proposte formulate dalla Commissione.
In questo, tuttavia, il concorso straordinario si distingue da quello ordinario, che almeno concedeva al candidato 24 ore di tempo per preparare la propria proposta di attività didattica. Considerato lo scarso tempo che sarà prevedibilmente concesso al candidato per esporre l’argomento in forma didattica (meno di mezzora, considerato che bisogna trovare il tempo anche per il pur breve colloquio in Inglese) e, soprattutto, lo scarso tempo che gli si concede per preparare l’intervento didattico, è più probabile che gli sarà richiesta una lezione simulata. Lezione che il candidato avrà semmai cura di collegare ad un percorso formativo più ampio, sul quale non credo avrebbe la possibilità di dire gran che. A meno che non si pretenda che questi ricordi a memoria competenze chiave, obiettivi di apprendimento, traguardi per lo sviluppo delle competenze, competenze di base secondo gli assi culturali, ecc., il tutto magicamente collegato all’argomento che è stato tirato fuori all’ultimo momento dal cappello a cilindro della Commissione.
Certo, chiedere al candidato di dimostrare di saper allestire una lezione all’impronta sembra un controsenso, in quanto normalmente l’insegnante ha bisogno di pensare per tempo a come impostare la lezione per i propri allievi, proprio per non improvvisare. Evidentemente, nei concorsi si chiede all’insegnante di dimostrare di essere bravo nel fare ciò che da un bravo insegnante nella prassi didattica non ci si aspetterebbe. Ma tant’è.
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