Va per le lunghe la pubblicazione del decreto Miur contenente il testo del bando dell’atteso concorso straordinario finalizzato ad assumere in ruolo 12mila maestri della scuola primaria e dell’infanzia abilitati: si tratta delle prova non selettiva, voluta dal Governo e approvato dal Parlamento con il decreto Dignità per dare una prima risposta alla sentenza negativa dl Consiglio di Stato, del 20 dicembre scorso, alla presenza dei diplomati magistrale nelle GaE e quindi alla loro mancata stabilizzazione.
In base a quanto appreso dalla Tecnica della Scuola, infatti, il testo utile a regolare il concorso non selettivo rivolto anche ai laureati in Scienze della formazione primaria, non sarà pubblicato entro la metà di ottobre. Andando ben oltre i termini previsti dalla Legge, visto che il testo definitivo della legge di conversione, la n. 96, del decreto Dignità – con all’interno la norma sul concorso straordinario da 12mila posti riservato ai docenti del primo ciclo – è giunto nella Gazzetta Ufficiale l’11 agosto scorso. Per entrare in vigore il giorno successivo.
A proposito dei ritardi di attuazione del decreto contenente anche il bando, contenente tutte le specifiche per lo svolgimento del concorso straordinario riservato, in Parlamento non ne fanno comunque un dramma. Anzi.
Prima di tutto perché tutti i docenti danneggiati dalla sentenza del Consiglio di Stato sono al sicuro, avendo previsto per loro (anche per quelli assunti di ruolo con riserva, licenziati perché la loro sentenza non era passata in giudicato) una supplenza annuale con scadenza 30 giugno 2019. Quindi, non saranno al palo.
In secondo luogo perché con l’allungamento dei tempi, si sta pensando di includere nel bando una norma che permetta di far valere anche l’anno scolastico in corso, ai fini del raggiungimento del biennio utile per accedere alla fase concorsuale non selettiva.
L’obiettivo, comunque, rimane sempre quello di far entrare in ruolo i vincitori di concorso con l’inizio del prossimo anno scolastico.
In pratica, oltre all’abilitazione all’insegnamento e all’attuale anno scolastico (servono almeno 180 giorni anche non consecutivi),per partecipare basterà solo un’altra annualità di servizio (nella scuola però solo statale).
Una eventualità, quest’ultima, che farà però anche salire il numero di partecipanti. I quali, a quel punto, potrebbero non collocarsi molto lontano delle 100mila unità.
Nulla trapela, invece, sui contenuti dell’unica prova che i candidati maestri saranno chiamati a svolgere: si dovrebbe trattare, comunque, di una modalità non molto distante da quella che ha caratterizzato l’unico concorso in atto della Buona Scuola, quello rivolto agli abilitati inseriti in seconda fascia d’istituto, per i quali è stato previsto un colloquio incentrato sulla simulazione di una lezione disciplinare.
Una procedura su cui, però, ora pesa anche la decisione del Consiglio di Stato di chiedere l’intervento della Consulta, per via dell’esclusione di alcune categorie di abilitati (Itp, dottori di ricerca, ecc.).
La decisione del Consiglio di Stato, tra l’altro, concorre a dilatare i tempi per la pubblicazioni di tutti i prossimi bandi di concorso: in ballo ci sono anche quelli rivolti ai docenti non abilitati in terza fascia d’istituto, con tre anni di supplenze svolte, e il nuovo “concorsone” aspetto stavolta anche ai non abilitati).
Ricordiamo che al concorso per diplomati magistrale e laureati in Scienze della formazione primaria parteciperanno decine di migliaia di candidati: tutti verranno inclusi in graduatoria, con l’intento di essere man mano assorbiti nei prossimi anni scolastici.
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