Una febbrile speranza si era accesa in questi giorni di attesa in merito al Concorso Straordinario. Speranza dettata dalle posizioni (apparentemente) ferree del PD e di Leu. E ancora una volta disattese con tanto di amaro in bocca e rabbia nel cuore.
Sui siti on line che hanno per oggetto la Scuola, si è scritto tanto e di più, e ora potrebbe accadere che si lasci il posto alla rassegnazione, come sempre accade in questo Paese bello ma povero e fragile e vigliacco.
Faccio mie le parole del Segretario Nazionale della UIL, Turi, e non per appartenenza sindacale (non vi sono iscritto), ma per semplice condivisione e perché meglio esprimono quanto vorrei qui scrivere e dichiarare: “E’ un accordo della politica, – dice Pino Turi, segretario UIL scuola commentando l’accordo raggiunto ieri dai partiti di maggioranza relativamente alle modalità di svolgimento del concorso a cattedra per i docenti precari – E’ stata la notte dei lunghi coltelli, non è un accordo fatto per le persone e le scuole. E’ pura gestione del potere che trova un accordo per sopravvivere.”
No, non è un accordo fatto per le persone e per la Scuola. Ancora una volta la Politica, il Diritto della Politica, nega se stessa, tradendo i principi Costituzionali e i valori sociali etici morali di un POPOLO, negando ad esso il lavoro, soprattutto dopo anni impiegato, occupato a servizio dello Stato stesso. E tutto in nome della MERITOCRAZIA. Cazzata. Grande bugia. Perché la meritocrazia non si valuta con uno scritto, un test, o un orale, soprattutto se si parla di Scuola: è l’esperienza ciò che determina il merito inteso quale valore qualitativo della persona Docente, con tutto ciò che essere docente comporta: preparazione, cultura, sensibilità all’ascolto, al confronto, alla tenerezza umana dinanzi allo sguardo, e oltre lo stesso, dello studente, che non è un imbuto da riempire, ma una persona umana fragile, sensibile, furba, sveglia. Appunto UMANA.
Chi scrive, è entrato in ruolo, dopo sette anni di pre-ruolo, ed una assenza successiva dalla Scuola di ben sei anni, per poi accedere appunto grazie al Doppio Canale (per titoli ed esami), che oggi il Governo (il M5S) ritiene non giuridicamente costituzionale(!). Ho in mente quando per la prima volta mi sono affacciato sulla porta di una classe, i cui studenti avevano una differenza di età appena di 4/5 anni, e taluni erano anche più alti in cm di altezza: tanta paura, tanta fiducia e soprattutto tanta inesperienza: ma ero lì e si iniziava. Sono passati 29 anni circa di servizio, e guardando a quanto è accaduto il 24 Maggio 2020, nella notte dei lunghi coltelli, comprendo i miei colleghi PRECARI, la loro rabbia e la loro amarezza, gli anni di sacrifici e di attesa, di speranza, le lunghe file annuali per sapere se verranno o meno nominati e così aggiungere punteggio (ed esperienza: il famoso “merito”…). Per poi trovarsi rimessi in gioco, e magari scavalcati da chi della Scuola ha solo un ricordo, o della meritocrazia la sua formazione universitaria, e come esperienza quella di un familiare che svolge la sua funzione di docente.
No. Assolutamente no. NN così. Non è questo il gestire la Scuola. E’ confermare di non avere affatto idea di cosa significa Scuola: del resto la DAD, che continua ad essere considerata quale panacea, ne è la testimonianza più concreta ed attuale: la Scuola!?
La Scuola Italiana, non è quella presentata dalle chiacchere e dalle mille parole di rito che si profusano sui giornali, sui canali web o nei talkshow. Né quelle colorate di rosso porpureo, e nemmeno il luogo di parcheggio, ove lasciare custodito il proprio figlio, perché la famiglia è impegnata nel suo quotidiano lavorativo, e quindi almeno la Scuola che se ne faccia carico, assumendo tutte quelle funzioni che sono proprie della famiglia. Questa è la vera Scuola Italiana, oggi. E non fa nulla se chi gestisce l’asilo non sono sempre i soliti addetti ai lavori: purché la Scuola non tradisca la sua mansione odierna, così lontana da quella per la quale dalla Grecia di Platone e di Socrate e di Aristotele era intesa, nata, fondata. Chissà se la Politica conosce queste figure, e il messaggio che esse hanno donato alla Storia dei POPOLI!?
A ciò per avallo a quanto sin qui scritto, il ri-inviare la prova concorsuale ad ottobre (sempre che questo Governo sia ancora presente), riconferma il permanere di un male oscuro della Scuola: la supplentite: “L’unica certezza, al momento, è che a settembre non verrà immesso in ruolo nessun vincitore di concorso e, dunque, il prossimo anno scolastico inizierà con un numero altissimo di docenti precari in cattedra”(R. Di meglio, Gilda Scuola), e l’indifferenza con la quale si affronta la cura. Una indifferenza che manifesta anche l’ignoranza (non socratica) mista all’arroganza che è figlia della presunzione con la quale si gestisce la Scuola, che resta il rifugio peccatorum comune.
Mi resta una domanda che nasce spontanea: ed ora dobbiamo, quali eterni spettatori, attendere le elezioni politiche per decidere il nostro destino di cittadini, di POPOLO, di Scuola? Sarà una lunga attesa, e nel frattempo il logorio quotidiano consuma i giorni di tutti, e soprattutto di quanti hanno creduto, credono, sperano.
E’ vero che noi siamo un ibrido di etnie, dopo la conclusione dell’Impero Romano, ma è per vero che da qualche parte, esisterà pure una cellula che definisce il nostro essere Italiani, lontano dal comune pensiero o considerazione sociale che altri hanno di noi. Sarebbe il momento di permettere a questa cellula di farsi strada. Tradotto, di fare sentire la vostra, nostra, VOCE.
Abbiamo sempre demandato ad altri ciò che ci veniva richiesto e ci richiede dalla Storia, e dalla nostra condizione di uomini-cittadini di una Polis, la quale ci interroga circa la nostra assenza alla partecipazione attiva nella gestione della Cosa Pubblica e della Casa Pubblica. Credo che l’occasione del 24 Maggio 2020 possa considerarsi un ritorno all’ essere parte costitutiva della vita della Polis. E così riprendere in mano quanto fin qui demandato, rispondendo alla domanda sociale, e avallando di facto il primo articolo della nostra bellissima Costituzione: l’Italia è fondata sul diritto del lavoro. E al contempo non tradendo anche le stesse indicazioni giuridiche della Ue, secondo le quali dopo 36 mesi di servizio segue l’assunzione a tempo indeterminato: se siamo in Europa, lo dobbiamo essere in toto, e non quando ci conviene.
Mario Santoro
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