I lettori ci scrivono

Concorso straordinario e PAS: figli e figliastri

È di questi giorni l’anticipazione della bozza di decreto relativa al concorso riservato e ai pas per la scuola secondaria di primo e secondo grado.
Dopo l’informativa data ai sindacati lo scorso 11 giugno in cui venivano date tutte le informazioni, con stupore e meraviglia da chi come me aspettava solo l’atto formale, ecco l’ennesimo colpo di scena che il MIUR, in modo prepotente e tiranno, riserva ad una categoria di docenti escludendola dalla partecipazione.

Mi riferisco al docenti della scuola primaria ed infanzia che in possesso del previsto titolo di studio per accedere agli ordini di scuola superiore si vedono non riconosciuto il loro servizio.

La nuova bozza infatti considera utile solo il sevizio prestato nelle scuole secondarie. Del resto oramai siamo conosciuti in Europa per riuscire a creare il contenzioso già nel bando.

Si parla oramai da tempo di sistema di istruzione integrata, istituti comprensivi e curriculi verticali…. ma evidentemente per qualcuno la scuola primaria ed infanzia non sono equiparabili ad altri ordini di scuola.

FIGLI E FLIGLIASTRI INSOMMA.
Parti travagliati e cesarei come ad ogni concorso dove è stato sempre necessario ”ricucire“ con la magistratura. Mai un parto naturale ed indolore…..e se vogliamo anche adottivi che, come giusto che siano i figli, hanno avuto il loro riconoscimento (scuole paritarie e dottorati di ricerca), ma noi della primaria non avremo mai la possibilità di crescere? Se un docente della scuola secondaria di primo grado può accedere ai pas della secondaria di secondo grado, perché un docente della primaria ed infanzia non dovrebbe poter accedere allo stesso modo?

Essere rinnegati dallo stesso “ PADRE” Miur poi.

Avevamo riposto speranze nel nuovo ministro  dell’Istruzione che con fare “dantesco“ lo ritroviamo e lo rivediamo in questi versi:

  1. Ed ecco verso noi venir per nave
  2. un vecchio, bianco per antico pelo,
  3. gridando: “Guai a voi, anime prave!
  4. Non isperate mai veder lo cielo:
  5. i’ vegno per menarvi a l’altra riva
  6. ne le tenebre etterne, in caldo e ‘n gelo.
  7. E tu che se’ costìanima viva,
  8. pàrtiti da cotesti che son morti”.
  9. Ma poi che vide ch’io non mi partiva,
  10. disse: “Per altra via, per altri porti
  11. verrai a piaggia, non qui, per passare:
  12. più lieve legno convien che ti porti”.
Ed ecco che le uniche possibilità rimangono le abilitazioni all’estero, un legno che, anziché dar botte, potrebbe portare a realizzare un sogno che in Italia resterebbe solo tale.
Speriamo e confidiamo nei sindacati a difesa di una categoria che, seppur minima, ha diritto di essere difesa ed aiutata.

Rosaria Petruzziello

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