“Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio (Sezione Terza Bis), accoglie l’istanza cautelare e dispone l’effettuazione di prove suppletive nei termini che l’Amministrazione indicherà ai ricorrenti”. È questa la conclusione a cui è giunto il Tar laziale, con l’ordinanza del 27 gennaio – la n. 11275/2020 -, aprendo quindi le porte alla sessione suppletiva per tutti i candidati ricorrenti che, dopo avere presentato la domanda di partecipazione al concorso straordinario per 32.000 posti, non hanno partecipato alla prova scritta unica perchè sottoposti a misure sanitarie di prevenzione per l’emergenza da Covid-19.
Nell’ordinanza si fa riferimento espressamente alla “illegittimità del silenzio serbato dall’amministrazione sull’istanza presentata dai ricorrenti all’Amministrazione, volta a richiedere di poter accedere alle prove suppletive del concorso”.
La decisione del TAR Lazio obbliga quindi il ministero dell’Istruzione a provvedere ad assumere tutti i provvedimenti necessari per ottemperare alla decisione del giudice.
“Esprimiamo grande soddisfazione per l’accoglimento del ricorso presentato al Tar Lazio dall’Ufficio Legale della FLC CGIL per chiedere il riconoscimento del diritto ad avere prove suppletive per quei lavoratori che non hanno potuto partecipare alla procedura straordinaria per motivi connessi al Covid”, si legge in un commento del sindacato confederale guidato da Francesco Sinopoli.
“La sentenza del Tar – continua la nota della Flc-Cgil che ha anche pubblicato la sentenza – conferma quello che abbiamo riscontrato da subito: ovvero che l’avvio del concorso in piena pandemia e senza prove suppletive é stato un errore, così come è evidentemente discriminatoria la scelta di non avviare sessioni suppletive per coloro che non per scelta, ma per motivi oggettivi sono stati esclusi dalla procedura”.
“Ci auguriamo – conclude il sindacato – che il Ministero dell’Istruzione apra un vero confronto sul reclutamento: se ci fosse stata una vera disponibilità al dialogo e al confronto con i sindacati non ci sarebbe stato bisogno di ricorrere alla strada vertenziale per vedere riconosciuti i diritti dei lavoratori”.
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