Mi chiamo Paola Formenti, e sono da 4 anni una docente precaria di matematica e fisica.
Sia chiaro, non per scelta: da quando ho iniziato a insegnare non c’è stato nessun bando, nessun percorso abilitante all’insegnamento.
All’inizio è stato un po’ difficile, trovarsi senza alcun aiuto a insegnare, ma come ogni lavoro si impara, soprattutto se se ne ha voglia! E di voglia ne ho: ho lasciato un lavoro stabile in consulenza, ben retribuito, per fare l’insegnante precaria; in pratica una follia, a detta dei miei conoscenti. Ma non potevo fare scelta migliore: sono felice, mi piace insegnare e trasmetto la mia passione e il mio sorriso in aula.
Al momento inizio il mio quinto anno di insegnamento, dopo aver lavorato tre anni nella scuole paritarie, e un anno, più l’attuale, nello stato. Anche questo, non per scelta, ma per la necessità di avere uno stipendio quantomeno da settembre a giugno!
Quando ho iniziato a insegnare infatti, ho dovuto aspettare due anni prima di potermi iscrivere in graduatoria e quindi essere chiamata nello stato. Per necessità pecuniaria quindi, ho iniziato nelle paritarie, nonostante ideologicamente non ne fossi particolarmente contenta.
Forse non tutti lo sanno, ma in mancanza di abilitazione c’è la possibilità di iscriversi in graduatoria di istituto, una volta ogni tre anni, per lavorare nelle scuole statali.
Una volta iscritti in graduatoria si ottiene un punteggio in base a titoli e meriti, ed una posizione in tale graduatoria.
Nel momento in cui in una scuola una cattedra è libera (per l’anno o per una breve supplenza) la segreteria contatta i docenti in ordine di graduatoria per offrire l’incarico. Questo ovviamente significa che di anno in anno non si rimarrà nella scuola dell’anno precedente, né si ha la certezza di poter avere un lavoro per l’intero anno scolastico.
Nelle paritarie, invece, anche se lo stipendio è nettamente più basso delle scuole statali, si ha quantomeno la certezza di avere un incarico per l’intero anno scolastico.
Ora mi chiedo, se le scuole paritarie e quelle statali sono state equiparate con la legge n. 62 del 10 marzo 2000, per quale motivo ora il concorso straordinario è riservato solo ed esclusivamente a chi ha maturato tre anni di servizio nelle scuole statali?
Perché è stato deciso di escludere dal concorso chi ha lavorato in entrambe, se esse sono state riconosciute pari per quanto riguarda offerta formativa, parametri e titoli?
Se esistono graduatorie provinciali (di terza fascia) in cui compariamo tutti noi precari, con servizio in paritarie e/o statali senza discriminazioni di sorta, perché non attingere da queste graduatorie?
Perché chi ha meno anni di servizio di me, ma tutti e tre nello stato, può avere quest’opportunità ed io devo esserne esclusa?
Mi sembra l’ennesima follia all’italiana, l’ennesima follia a cui seguiranno caterve di ricorsi, l’ennesima follia a cui siamo sottoposti noi precari, da anni in balia del vento politico e di decisioni che vengono annunciate e spesso non finalizzate. Possibile che non si riesca a stabilire un percorso stabile e abilitante all’insegnamento?
Grazie per l’ascolto e vi prego di fare di tutto per cambiare questa intesa finché in tempo.
Paola Formenti
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