Home I lettori ci scrivono Concorso straordinario, perché l’esclusione dei precari con 3 anni sul sostegno?

Concorso straordinario, perché l’esclusione dei precari con 3 anni sul sostegno?

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Vorrei esprimere delle considerazioni in merito al nuovo concorso straordinario per i precari con 3 anni di servizio.
L’appunto che vorrei fare riguarda l’emergere sempre più frequentemente, al punto di diventare normalità, del requisito imposto in questo e nel precedente decreto. Mi riferisco alla clausola di aver svolto, nei tre anni di servizio, almeno un’annualità nella classe di concorso cui partecipare. L’elemento discriminatorio riguarda i docenti precari che, vuoi per scelta, vuoi per nomina, hanno svolto servizio triennale nel sostegno. Rimango basito da una clausola che mi sembra marcatamente discriminatoria se non divisoria tra docenti.
Per caso, particolarmente se non unicamente nella primaria, i docenti nominati da GPS nel sostegno, non sono meritevoli di partecipare al concorso? Non sono forse in grado di fare lezione? Non hanno una preparazione sufficiente per svolgere la prova a priori?
Peccato che, a priori dal servizio, se nominati è pur non sempre specializzati, hanno i requisiti di legge per essere assegnati al servizio di supplenza. Allora perché, per esempio nella primaria, non riconoscere il servizio di precariato nella scuola statale come servizio reso da docente punto e basta.
Capirei il ragionamento opposto, ovvero sia pretendere per il concorso su classe di sostegno, (come accade!), la specializzazione, volta a tutelare, con formazione suppletiva, i ragazzi disabili di cui ci si fa carico.

Ma escludere i precari che hanno svolto servizio sul sostegno e che, con angoscia e incertezza, accettano supplenze di ogni genere e, spesso, come tappabuchi, lo ritengo l’ennesimo colpo alla professione dei docenti oltre che mancanza di rispetto per chi ha lavorato in questi anni nelle scuole. Inoltre, ancor più grave, si demarca come l’insegnamento e l’insegnante di sostegno sia altro, in modo peggiorativo, da chi opera nel posto comune.

Questo atteggiamento politico avvalla e consolida l’idea che la disabilità non sia un valore umano pur se espresso in altre forme. Se questo è l’esempio di inclusione che la politica ci dimostra abbiamo sbagliato tutto!

Emanuele