Con questa discutibilissima scelta – sostiene Pacifico – il Miur ha sovvertito una prassi avviata da 15 anni: permettere a tutti i laureati o a coloro che sono in possesso di un titolo di studio utile all’insegnamento di formulare la propria candidatura direttamente alle scuole. Ed essere inseriti in graduatoria, sulla base del voto conseguito, di altri eventuali titoli conseguiti e di supplenze già svolte”.
“Il timore – conclude Pacifico – è che in assenza di una graduatoria, d’ora in poi i dirigenti scolastici possano scegliere i docenti sulla base di metodi discrezionali e non più obiettivi. L’unica buona notizia è che, in questa fase transitoria, – conclude il sindacalista Anief-Confedir – tutti coloro che oggi sono già inseriti nelle graduatorie d’istituto non saranno esclusi”.
“Concorsone”, ma non doveva far assumere giovani docenti?
Ha prodotto più polemiche che apprezzamenti l’“operazione trasparenza” sul concorso a cattedra svolto bandito dal Miur dopo 14 anni. Le informazioni pubblicate da viale Trastevere, in particolare la tabella dei vincitori – divisi per età, sesso, presenza o meno nelle GaE – hanno messo in evidenza un dato inequivocabile: i due terzi di chi ha preso o prenderà il ruolo nel prossimo biennio è in realtà un precario della scuola.
Certo, si tratta di dati ancora parziali relativi a circa il 70% dei posti a concorso (8.303 su 11.542), perché in alcune Regioni le procedure devono ancora concludersi. Ma già la tendenza è tracciata. Tanto che la Flc-Cgil sostiene che dai dati ministeriali si può già “ricavare una fotografia dei vincitori che smentisce tutte le motivazioni che erano state addotte a giustificazione di tanta urgenza”. Prima tra tutte quella che “non è stato un concorso per giovani, né un concorso che ha premiato un merito diverso da quello dei docenti che da anni garantiscono il funzionamento delle scuole. Il dato più eclatante – continua il sindacato Confederale – è che il 70% dei vincitori è già incluso in graduatoria ad esaurimento a dimostrazione che non si tratta di docenti privi di ‘merito’”.
La Flc-Cgil coglie quindi l’occasione per ribadire che “il tema del precariato della scuola pubblica venga risolto da un piano straordinario di stabilizzazioni che dia prospettive occupazionali a quanti vi stanno spendendo la loro preparazione e la loro professionalità. I docenti precari iscritti nelle GAE, i vincitori dei Concorsi e dei TFA, gli aspiranti ai PAS hanno bisogno di certezze, non di continui ricorsi per reclamare il diritto al lavoro”, conclude l’organizzazione guidata da Mimmo Pantaleo.
C’è poi un altro dato su cui riflettere. Quello relativo all’età dei vincitori: oltre il 50% ha più di 35 anni (come coloro che sono inclusi nelle graduatorie). “Ma il Ministero dell’Istruzione non può prendersela che con se stesso, visto che nel bando di concorso, atteso da 13 anni, ha escluso dalle prove tutti coloro che si sono laureati dopo il 2002”, ha tuonato l’Anief. Che parla anche di vero “autogol del Ministero”.
“Con la preclusione a tutti i laureati negli ultimi dieci anni – ha detto il suo presidente, Marcello Pacifico- il Miur ha creato i presupposti per aggravare, anziché alleggerire, l’età media dei docenti italiani. Che, è bene ricordare, è già la più alta al mondo. Il nostro sindacato aveva denunciato da tempo questa situazione paradossale. Tra l’altro aggravata dalla ‘fuga’ dei commissari, a seguito del pericolo di lavorare in estate nei giorni di ferie e dei compensi irrisori loro destinati dall’amministrazione”.
Sempre l’Anief, nei giorni scorsi ha “bacchettato” il Miur per una novità sul regolamento di inclusione degli aspiranti docenti nelle graduatorie d’istituto. “Nel silenzio più assoluto – ha scritto il sindacato autonomo – il Miur modifica l’accesso alle graduatorie d’istituto introducendo una restrizione storica: attraverso il regolamento ministeriale (data 4 luglio 2013 n.d.r.) recante modifiche al decreto n. 249 del 10 settembre 2010, il Ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza ha stabilito che d’ora in poi per essere inseriti nelle graduatorie delle 8.047 scuole italiane servirà obbligatoriamente l’abilitazione conseguita attraverso i Percorsi abilitanti speciali (PAS) o i Tirocini formativi abilitanti (TFA)”.