Sinceramente non riesco a capire a chi potremmo ancora rivolgerci, noi cittadini-precari, per evidenziare l’assurdità e la coercizione attuata dal Ministero della Pubblica Istruzione, appoggiato totalmente dal Governo, di sottoporre i precari al concorso nella situazione sanitaria emergenziale che stiamo vivendo in questo periodo.
Infatti, benché le aule dove si svolgeranno le prove saranno sicuramente “iper-sanificate”, la Ministra non sta assolutamente prendendo in considerazione che migliaia di persone, durante gli spostamenti per il raggiungimento delle sedi concorsuali – infatti, pochissimi avranno il privilegio di effettuare le prove nella propria regione – saranno esposti a un rischio di contagio elevatissimo.
Questa leggerezza, se dovessimo vederla in modo complottistico, evidenzierebbe il piano della Ministra di “svecchiare” il personale docente (precario) della scuola – così come spesso proclamano i rappresentanti del movimento 5 stelle – “facendo fuori” i docenti di lungo corso che avrebbero dovuto essere stabilizzati già da tempo. Benché sia giusto dare uno spazio ai giovani nella scuola, sicuramente queste non sono le modalità corrette per un loro inserimento, eliminando, svalutando e squalificando completamente l’esperienza di chi, per anni, ha svolto con competenza e dedizione il proprio lavoro.
I cittadini-precari hanno chiesto aiuto e hanno scritto a politici, presidenti di regione, alla stessa ministra per evidenziare la pericolosità dello spostamento di migliaia di persone per svolgere le prove concorsuali, in questo momento storico in cui non solo i cittadini-precari mettono a rischio la propria salute e quella dei propri cari – anche se questo sembra non preoccupare nessuno, nonostante il benessere psico-fisico dei cittadini rientri tra le tematiche delle 33 ore di educazione civica che ogni classe dovrà svolgere quest’anno – ma, mettono a rischio anche l’ambiente di lavoro nel quale sono inseriti, ovvero la scuola.
Questo genererebbe una reazione a catena che metterebbe in crisi i colleghi di lavoro, gli studenti e le loro famiglie e, di conseguenza, tutto il comparto produttivo.
Ciò che sfugge a noi cittadini precari che stiamo subendo tutta questa violenza sine effusione sanguinis è il silenzio quasi totale di giornalisti, sindacati e politici su questo gravoso tema. Il governo continua a richiamarci a uno “spirito di responsabilità” che è completamente assente nei nostri governanti. Infatti, per esempio, il governo scarica le responsabilità degli assembramenti sui mezzi pubblici sulle amministrazioni locali, sui cittadini e sugli studenti “considerati irresponsabili” perché si assembrano sui mezzi di trasporto quando vanno a lavoro e a scuola.
Infatti, il governo non prende minimamente in considerazione il fatto che, per evitare gli assembramenti, avrebbe dovuto finanziare, per esempio, la scuola affinché si aumentassero il numero delle aule (facilmente reperibili nei numerosi edifici dismessi presenti in tutte le città italiane) e si assumessero un numero maggiore di docenti sia per ridurre gli alunni per classe, sia per permettere una turnazione delle lezioni tra la mattina e il pomeriggio, decongestionando così anche i trasporti. Naturalmente, i docenti non costano quanto un “banco con le rotelle”.
I costi dei “cespiti” ovvero dei beni materiali della scuola, utili o inutili, vengono effettuati una volta una tantum e poi vengono ammortizzati nel tempo. Invece, secondo quella che sembra essere la visione del governo, ovvero che il lavoro sia una sorta di “regalo” che viene fatto ai lavoratori come se questi non dessero in cambio la loro “forza-lavoro”, i docenti-cittadini precari sono delle “bocche che si aprono” e che è necessario continuare a nutrire. Di conseguenza, risulta più economico acquistare dei banchi con le rotelle dando l’impressione di innovare la scuola, piuttosto che investire in una ristrutturazione delle infrastrutture della scuola al quale, negli anni, sono state tolte via via le risorse.
Mi chiedo anche se ci sia la possibilità di portare avanti una denuncia da parte dei docenti-cittadini precari nei confronti della Ministra sia perché, non spostando le date del concorso, sta esponendo migliaia di persone a un pericolo che inciderebbe sulla “Salute nazionale”, sia perché, non avendo previsto prove suppletive, sta ledendo i diritti dei docenti-cittadini precari e lavoratori che si trovano, attualmente e loro malgrado, in una situazione di quarantena.
A questo punto la condotta autoritaria della Ministra (sempre sostenuta dal Governo), perché non decide d’imperio lei stessa i nomi delle persone da stabilizzare con il ruolo – questo accanimento e questa fretta sembrano proprio andare in quella direzione – evitando a migliaia di docenti-cittadini precari di ammalarsi e restituendo loro il “mini tesoretto” raccolto con le iscrizioni alle procedure concorsuali?
Valeria Coviello
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