Una scuola paritaria di Trento è stata condannata dal giudice del lavoro per discriminazione sull’orientamento sessuale di una sua docente.
La condanna è stata inflitta, dal Tribunale di Rovereto, nei riguardi dell’Istituto Sacro Cuore, dopo che ad un’insegnante era stato chiesto di smentire delle “voci” in base alle quali avrebbe intrattenuto una convivenza sentimentale con un’altra donna.
Al rifiuto della docente di accettare ingerenze nella propria vita privata da parte del datore di lavoro, alla donna l’allora dirigente dell’Istituto aveva almeno chiesto di impegnarsi a “risolvere il problema“, ricorda oggi il legale dell’insegnante, l’avvocato Alexander Schuster.
La richiesta della scuola suscitò l’indignazione della docente, la quale non venne riassunta e perse il diritto ad ottenere la conversione del proprio contratto in un rapporto a tempo indeterminato.
Il 23 giugno, il giudice di Rovereto ha quindi riconosciuto come l’istituto stesso cambiò nel giro di pochi giorni la propria versione dei fatti più volte, inclusa quella per la quale l’insegnante avrebbe turbato i propri alunni con discorsi inappropriati sul sesso.
“E’ il primo caso di condanna mai pronunciata per discriminazione individuale per orientamento sessuale e la seconda per discriminazione collettiva”, sottolinea l’avv. Schuster. “Si tratta – aggiunge – della prima sentenza che condanna per discriminazione un’organizzazione di tendenza dopo l’entrata in vigore della normativa antidiscriminatoria del 2003”.
Con la sentenza, sono state accolte anche le domande della Cgil del Trentino e dell’Associazione radicale Certi diritti di accertare “il carattere di discriminazione collettiva delle diverse dichiarazioni rilasciate dall’Istituto con le quali si rivendicava il diritto di non assumere persone omosessuali, ritenute inidonee ad avere contatti con minori”.
L’Istituto Sacro cuore è stato condannato a risarcire 25mila euro alla docente per danni patrimoniali e non patrimoniali e 1.500 euro a ciascuna delle organizzazioni ricorrenti.
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La sentenza ha suscitato diverse reazioni. Per il segretario dell’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti (Uaar), Stefano Incani, “il diritto alla libertà di religione non significa ‘diritto’ a discriminare. Un concetto che nel nostro Paese è bene ripetere spesso”.
“Per noi dell’Uaar – aggiunge – si tratta di un atto dovuto anche in considerazione del fatto che le scuole paritarie ricevono cospicui fondi pubblici e a maggior ragione dunque non possono porre in essere differenze di trattamento che violano la legge”.
Per Fabrizio Bocchino, senatore di Sinistra Italiana-Altra Europa con Tsipras, quella emessa a Rovereto è “una sentenza storica, la prima in Italia, che dice con forza che una scuola, anche privata, anche confessionale, tanto più se finanziata con soldi pubblici, non può discriminare gli/le insegnanti sulla base dell’orientamento sessuale: un segno di civiltà mentre è ancora fresca la memoria dell’eccidio di Orlando”.
“Questa sentenza – prosegue Bocchino – dice che la vita privata di una persona, e segnatamente il suo orientamento sessuale, reale o presunto, non possono costituire un motivo di esclusione dal posto di lavoro. Usare questi argomenti per screditare la professionalità di un’insegnate costituisce diffamazione, come ha giustamente riconosciuto il Tribunale di Rovereto”.
Per Bocchino, “la Provincia di Trento dovrebbe invece dare un segnale di coerenza e sospendere il finanziamento pubblico a una scuola che si pone così palesemente in contrasto con i valori della Costituzione”.
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