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Confederali proclamano stato di agitazione: a rischio scrutini e collegi

Come si temeva i sindacati Confederali della scuola proclamano lo stato di agitazione. La mancata presentazione di un piano di immissioni in ruolo per docenti ed ata su tutti i posti disponibili, la bassa salvaguardia degli organici dell’offerta formativa e il blocco della trattativa del rinnovo del contratto di lavoro hanno indotto le segreterie di Flc-Cgil, Cisl e Uil scuola ad inviare, il 24 maggio, una lettera al Ministero dell’Istruzione e al dipartimento della Funzione Pubblica della presidenza del Consiglio dei Ministri con la quale sono state rese note le modalità di protesta prescelte: sciopero di un’ora in concomitanza con gli scrutini e le operazioni di fine d’anno; rispetto formale degli obblighi contrattuali da parte del personale docente e Ata, fino alla fine del mese di giugno, per tutte le attività saranno svolte; astensione dell’attuazione delle delibere dei Collegi dei Docenti sulle adozioni dei libri di testo, sulle attività aggiuntive della scuola e sulla programmazione dei viaggi d’istruzione, senza danneggiare alunni e famiglie, per indurre la Confindustria a non intromettersi nei rinnovi dei contratti pubblici; presidio fisso di fronte al Ministero dell’istruzione fino a conclusione della vertenza (con camper, tende e altro); partecipazione agli scioperi ed alle iniziative territoriali indette dalle Confederazioni Cgil, Cisl e Uil; sciopero di un’ora durante gli scrutini e le operazioni di fine d’anno.
Per quanto riguarda il mancato rinnovo del contratto anche la scuola, al pari degli altri comparti, osserverà inoltre, con modalità diverse da regione a regione, quattro ore di sciopero. Sulla vicenda del contratto è intervenuta, in particolare, la Flc-Cgil: "è falsa e fuorviante la somma di 111 euro indicata dal presidente Berlusconi – afferma una nota del sindacato – infatti essa comprende, nella media, categorie pubbliche non contrattualizzate che ricevono gli aumenti per legge, come magistrati e forze dell’ordine, e la dirigenza dello Stato. E’ offensivo giudicare improduttivo il lavoro dei dipendenti pubblici e della scuola. Il lavoro pubblico qualifica e difende lo stato sociale, tutela i diritti dei cittadini, contribuisce a favorire lo sviluppo. E’ inaccettabile pensare di utilizzare i soldi anziché per i contratti pubblici per darli alle imprese. E’ strumentale il tentativo di isolare i dipendenti pubblici dagli altri lavoratori quando la mediazione raggiunta è rispettosa degli equilibri retributivi dei vari settori, pubblici e privati. Il Governo deve confermare l’intesa raggiunta per i rinnovi contrattuali rispettando gli impegni assunti dalla Presidenza del Consiglio e dai Ministri dell’Economia e della Funzione Pubblica".

Alessandro Giuliani

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