L’età compresa tra gli otto ed i nove anni sarebbe quella più propizia per l’apprendimento di una seconda lingua ed anche di una terza.
Esiste, insomma, un periodo magico in cui l’individuo può assimilare con facilità una lingua straniera. Più si cresce, d’altra parte, maggiori difficoltà si incontrano.
È questo il punto di arrivo di uno studio condotto dall’università di Berlino e dall’Istituto San Raffaele di Milano.
Utilizzando tecniche altamente sofisticate, tra cui pure la risonanza magnetica, è stato dimostrato lo sforzo che il cervello umano deve compiere per apprendere una lingua straniera concludendo che una minore fatica è richiesta quanto più è giovane il cervello.
Nessuna novità, tuttavia. I risultati confermano quanto già negli anni Sessanta e Settanta aveva dimostrato il professore Renzo Titone dell’Università di Roma con i suoi studi sul plurilinguismo precoce.
Nei suoi numerosi studi su vasti campioni di bambini della scuola dell’infanzia ed elementare, il prof. Titone ha sottolineato le ragioni neurofisiologiche a favore del plurilinguismo precoce ed aveva, poi, approfondito le ragioni socio-pedagogiche deducendo che la prima infanzia rappresenta l’età ottimale per iniziare lo studio di una seconda, ed eventualmente terza, lingua e che gli effetti positivi del plurilinguyismio superano gli effetti negativi.
Aveva poi approfondito il rapporto tra bilinguismo ed intelligenza, tra bilinguismo e successo scolastico, tra bilinguismo ed educazione al successo.
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