Allarme di Confindustria sulla formazione tecnica dei diplomati nel corso di un evento dedicato alle startup innovative che si svolge a Saint-Vincent, in Valle d’Aosta.
Per Carlo Robiglio, presidente della Piccola Industria di Confindustria: “Il concetto oggi della formazione tecnica in questo Paese è ancora un concetto residuale. Perché tantissime famiglie ritengono che quella tecnica non sia una formazione adeguata: i figli devono essere mandati all’università. Ebbene questo creerà un grosso danno, non solo culturale, ma ahimè di posti di lavoro”.
Infatti, ha sottolineato Robiglio, se “dagli istituti tecnici ogni anno esce in Italia qualche migliaio diplomati, in Germania ne escono 750 mila”. Ma “nei prossimi anni è prevista la necessità per il nostro Paese di trovare oltre 280 mila figure professionali laureate,
diplomate in materie tecniche con competenze tecniche-digitali. Questo sarà un problema, sarà un forte problema, perché non li abbiamo e li dovremo prendere dall’estero”.
Per questo, ha spiegato Carlo Robiglio, “quanto sta accadendo” è “una rivoluzione profondamente culturale alla quale noi dobbiamo prepararci” proprio “aprendo la testa, in particolare per quanto riguarda il mio mondo, agli imprenditori”.
Sono anni che gli istituti tecnici perdono iscritti; nell’indirizzo meccanico, ad esempio, così come segnala Il Sole 24 Ore, nell’ultimo triennio di corsi, siedono in classe poco più di 30mila ragazzi. Poco meno di 15mila andrà all’università.
Nell’ultimo triennio degli istituti tecnici a indirizzo tessile, abbigliamento, moda gli studenti iscritti superano appena le 2mila unità, mentre il sistema ne chieda più di 15mila!
Secondo l’Osservatorio sulle competenze digitali l’offerta di professionisti ICT è costituita per il 33% da laureati e per il 67% da diplomati, mentre nell’analisi delle offerte di lavoro le richieste riguardano per il 62% di laureati e per il 38% di diplomati.
In termini di incrocio tra domanda ed offerta, secondo uno scenario conservativo, nel 2017 l’Italia si è attestata su un fabbisogno di 12.400 laureati e 7.600 diplomati, a fronte di offerte di lavoro per 8000 laureati e 16.000 diplomati.
In altri termini, si registra un gap negativo per i diplomati, con circa il 110% di diplomati in più rispetto alle offerte di lavoro disponibili, mentre un gap positivo per i laureati, ovvero una carenza per oltre 4000 unità di offerte di lavoro che non trovano risposta per carenza di profili formativi adeguati.
C’è bisogno, dunque, di una formazione subito professionalizzante e di spingere sull’acceleratore per l’orientamento, soprattutto tra i banchi, partendo già dalla scuola media.
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