In situazioni di guerra totale, che coinvolge individui, semplici civili, militari inviati al fronte a prendere parte ad uno scontro bellico ogni luogo diviene di fatto un obiettivo al fine di fortificare la propria presenza in un’area definita. Ospedali, oratori, chiese e scuole vengono snaturati del ruolo loro naturalmente attribuito ed iniziano ad essere utilizzati come semplici luoghi, obiettivi, punti di attacco, difesa e ricognizione. Negli istituti di formazione non c’è più nessuno: per via del conflitto in corso le autorità ucraine hanno sospeso le lezioni cercando di mettere in salvo la popolazione civile e cercando di arruolare più personale militare possibile. La città di Mariupol’, ubicata sulle coste del Mar Nero, è divenuto il teatro tragico di un conflitto: i battaglioni paramilitari ucraini in città che rispondono agli attacchi delle forze russe che la circondano. Sotto il fuoco i civili, impossibilitati a fuggire e destinati a vivere nell’incertezza. La scuola della città è stata duramente colpita, scentrata da ordigni esplosivi comandati a distanza: le parti in causa si accusano a vicenda di aver quasi raso al suolo l’edificio, consapevoli delle ripercussione morali e non solo che tale atto potrebbe comportare. Le scuole di Leopoli si trasformano, d’altra parte, in avamposti di attacco e difesa della popolazione alle spalle della città.
La città costiera dell’Ucraina orientale, per via della sua posizione strategica, si è trasformata in un violento ambiente di guerra totale. A farne le spese, in via generale, sono le decine di migliaia di civili bloccati in loco senza rifornimenti e senza la possibilità di fuggire altrove. Sono pochi, in ogni caso, gli obiettivi militari realmente colpiti in città: attrezzatura antiaerea, piste d’atterraggio e apparecchiature radar sono le prime da mettere fuorigioco. Triste, in ogni caso, il fatto che le scuole divengano obiettivi militari da difendere: il caso eclatante dell’istituto formativo primario di Mariupol’ colpito da un missile ha fatto il giro dell’Europa e del mondo intero attraverso le testate giornalistiche globali. Le autorità ucraine puntano il dito contro Mosca, sostenendo che le truppe russe vogliano compiere un genocidio di civili, mentre queste sostengono che vi sono truppe pericolose che utilizzano i civili locali come scudo. Una scuola, indipendentemente dalle responsabilità di tale atto osceno e villano, è andata distrutta: un luogo di formazione, cultura, incontro e scambio è stato cancellato a danno dei locali e delle future generazioni che vi abiteranno.
Le azioni militari su larga scala hanno già iniziato da giorni a coinvolgere gli Oblast’ dei Carpazi ucraini, dove in prima linea sono collocate le città di Uzhhorod, Chop e Leopoli. Quest’ultima, la più grande e ricca, si è trasformata di fatto in un campo di battaglia: decine di migliaia di cittadini ucraini sono fuggiti lasciando la difesa città alle truppe regolari e irregolari ucraine. Queste, assieme ai pochi civili rimasti a sostenere le fondamentali operazioni di ricognizione, hanno scelto le scuole come rifugio e luogo di organizzazione della difesa: su queste, si pensa, non possono cadere dubbi. Sono divenuti dei veri e propri quartier generale, con tanto di brande, armadi, cucine e vivande necessarie per viverci anche mesi. Ad abitarle civili e militari assieme, consapevoli delle minacce che corrono, specie i primi. Collocate in genere in aree protette, gli edifici scolastici svolgono anche perfettamente la funzione di rifugio antiaereo, dotandosi di limitata esposizione ed essendo spesso accorpate ad edifici residenziali.
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