Un bel ‘pacchetto’ di assegni non trasferibili da 5 euro.
E’ la protesta, con cartoncini a forma di assegni, messa in scena dalla Confsal Unsa a Roma in occasione di un’assemblea cittadina dei lavoratori dei ministeri. Il sindacato dei lavoratori del pubblico impiego contesta così le risorse messe in campo dal governo nella legge di stabilità per il pubblico impiego, che si tradurrebbero, appunto, in 5 euro in più in busta paga per ogni singolo lavoratore pubblico.
Un atto contro il quale l’Unsa ha già annunciato lo sciopero del pubblico impiego per il prossimo 4 dicembre.
Secondo l’Unsa, i 5 euro sono “un’elemosina” da respingere al mittente, dopo la sentenza della Consulta che, in merito a un ricorso presentato proprio dall’Unsa, ha stabilito lo sblocco dei contratti della Pa.
“Questa –spiegano a Labitalia i sindacalisti Confsal- è una giornata importante per noi. Il popolo romano, i lavoratori dei ministeri oggi restituiscono al premier Renzi i 5 euro che sono nella legge di stabilità. Oggi è una giornata di rabbia, di orgoglio e soprattutto di rispetto per il lavoratore pubblico. Questo è il messaggio che lanciamo al governo e al presidente Renzi. Ma anche al Parlamento, e speriamo che venga accolto dalle forze politiche perchè questa è gente onesta, che lavora tutti i giorni e sopravvive con 1.300 euro”.
“Non possiamo essere buttati nel cassetto dell’immondizia: abbiamo la nostra storia, la nostra professionalità, che va rispettata e anche proiettata nel futuro. Vogliamo un’amministrazione che ci faccia partecipare al cambiamento”.
“Nella legge di stabilità e nei 249 milioni destinati ai ministeri e alla scuola, e nei 74 destinati alle forze di polizia, c’è un atto vergognoso di questo governo. I lavoratori del pubblico impiego risponderanno con lo sciopero già indetto per il 4 dicembre dalla nostra federazione e mi auguro che ci siano anche le altre forze sindacali unite contro un governo arrogante e prepotente”.