Confusione e disservizi: i tanti “risultati” della “Buona Scuola”

Se c’è una sicurezza,  oggi, alla luce di quanto sta accadendo ovunque in Italia, è che tutti i timori sulle conseguenze della legge 107/2015 si stanno sempre più avverando, moltiplicandosi in maniera esponenziale, quasi come in un gioco ad effetto domino. La confusione regna sovrana, nessuno sa cosa , come e quando succederà in relazione ai docenti GAE, rilegati ad essere le vittime sacrificali del Ministro Giannini non avendo condiviso la decisione di aderire al piano straordinario della scuola, una posizione discriminante alla quale il mondo politico e sindacale, quasi al completo, assiste in un colpevole silenzio;

1) nessuno sa cosa ne sarà degli incarichi annuali;

2) nessuno sa come si deciderà per le Assegnazioni Provvisorie, argomento di grande discussione, anche in virtù dell’emendamento Puglisi, che ha cambiato le regole della legge 107, permettendo di chiedere le Assegnazioni anche senza aver fatto, come previsto originariamente nella legge, i tre anni di servizio nelle sedi assegnate dal Ministero all’assunzione.

Tutto questo sta innescando una marea di diatribe tra colleghi, precari e neo assunti, anche per le centinaia di richieste giunte agli Uffici Scolastici Provinciali;

discussioni che a volte finiscono per innescare proteste e azioni anche forti ed eclatanti, “..abbiamo scritto prima al Presidente della Regione Oliverio ed ora fin’anche al Presidente della Repubblica , del Senato e della Cameraper chiedere semplicemente il rispetto delle regole, il rispetto della legge che lo scorso anno ci ha messo di fronte a delle scelte – ci dicono le insegnanti incontrate, del Comitato GAE Calabria –. Noi abbiamo valutato, ognuna per le proprie esigenze e secondo i calcoli che la legge 107 ci consentiva di fare – continuano le insegnanti GAE – cosa era giusto fare, sapendo quali erano gli elementi in quel momento. Oggi ci troviamo ad un radicale cambio delle regole. Non è giusto tutto questo. Anche noi avremmo potuto fare una scelta diversa, se queste fossero state le condizioni. E’ un’ingiustizia e chiediamo a nome di tutti i 45.000 colleghi in Italia di essere tutelati, di essere ascoltati !”

Ognuna di loro ha alle spalle anni di lavoro già fatti, in moltissimi casi tutti al nord: “ ..ho lasciato a casa con il papà l’ ultima dei miei tre figli quando aveva 6 mesi e l’ho ritrovata in prima elementare – ci dice con gli occhi lucidi di una madre, una di loro, precaria dal 1995 e per sette anni insegnante in Emilia Romagna – quindi con tutto il rispetto nessuno mi venga a fare lezioni di morale e sacrifici !” 

Cuneo, poi Torino, poi Milano e ancora Bologna pur di entrare di ruolo senza riuscirci – ci dicono altre due colleghe – abbiamo lasciato famiglia e figli piccoli, girato più il Piemonte e la Lombardia in sei anni di GAE al nord che la nostra Provincia, non ne possiamo più ! Ed oggi dovremmo stare zitte ? Mai. Fino a che avremo fiato in gola urleremo al mondo di questa ingiustizia.”

E come loro, centinaia di storie, di esperienze, di persone che chiedono di essere trattate da cittadini dello stesso Stato che oggi sembra sordo, distante, volutamente concentrato a tutelare una sola parte in causa.

A tutto ciò, poi, come non raccontare dei disservizi che si stanno amplificando, mettendo in crisi Dirigenti e Genitori: insegnanti di ruolo assunti con la legge 107 che finiscono per assentarsi dalle loro sedi al Nord, in attesa di assegnazioni provvisorie. Classi con supplenti in continua evoluzione per le tante rinunce o addirittura senza insegnanti. Bambini senza il loro Sostegno, cosa ancora più umiliante e che dovrebbe far riflettere chi professa di questa legge, come una legge che avrebbe dovuto migliorare il sistema Scuola. 

Se il piano di assunzioni era stato definito straordinario: al momento di straordinario si vede solo il gran caos e le grandi ingiustizie che si stanno verificando. Le azioni di protesta si fanno sempre più vistose ovunque, dalla Sicilia alla Lombardia, ognuno chiede i propri diritti …. forse qualcuno dovrebbe umilmente sedersi ed ascoltare, magari facendo anche qualche passo indietro.

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