Con la Legge di Bilancio del 2017, a chi diventa papà ed è dipendente nel settore privato, nel 2018 spettano quattro giorni di congedo obbligatorio e uno di congedo facoltativo.
Cambia, dunque, la normativa sul congedo paternità per la nascita del figlio, con un aumento dei giorni di congedo obbligatorio.
Così come segnala l’Inps, il congedo del padre lavoratore, l’articolo 4, comma 24, lettera a), legge 28 giugno 2012, n. 92 ha istituito il congedo obbligatorio e il congedo facoltativo, alternativo al congedo di maternità della madre, fruibili dal padre lavoratore dipendente anche adottivo e affidatario, entro e non oltre il quinto mese di vita del figlio.
Possono accedere al beneficio i padri lavoratori dipendenti, nel settore privato, anche adottivi e affidatari, entro e non oltre il quinto mese di vita del figlio o dall’adozione e affidamento avvenuti a partire dal 1° gennaio 2013.
Per quanto riguarda i padri lavoratori dipendenti da amministrazioni pubbliche, il Dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei ministri ha chiarito che il Ministro per la pubblica amministrazione dovrà approvare una norma che individui e definisca gli ambiti, le modalità e i tempi di armonizzazione della disciplina.
Il padre deve essere titolare di un rapporto di lavoro dipendente.
Il padre lavoratore dipendente deve comunicare al proprio datore di lavoro le date in cui intende usufruire del congedo almeno 15 giorni prima. Se richiesto in concomitanza dell’evento nascita, il preavviso si calcola sulla data presunta del parto.
Nei casi di pagamento a conguaglio (articolo 3 del decreto ministeriale del 22 dicembre 2012), per poter usufruire dei giorni di congedo il padre lavoratore dipendente deve comunicare in forma scritta al datore di lavoro le date di fruizione.
Nei casi di pagamento diretto da parte dell’Inps, la domanda si presenta online all’Ente attraverso il servizio dedicato.
Per i genitori esistono anche altre misure di astensione dal lavoro per badare ai propri figli.
Tra queste c’è il congedo parentale che è facoltativo e spetta a entrambi i genitori.
Questa misura ha una durata di 10 mesi (che diventano 11 in casi particolari), cumulabili tra madre e padre, per un massimo di 6 mesi a genitore e può essere usato anche a ore e non solo a giorni.
A livello di retribuzione, il congedo parentale comporta una riduzione dello stipendio fino ai 6 anni di età del proprio figlio. Dopo quell’età il genitore che sceglie di utilizzare questa misura non percepirà alcuno stipendio.
Aviva, uno dei principali gruppi assicurativi al mondo, ha realizzato un innovativo esempio di congedo parentale per supportare i propri dipendenti al fine di garantire un ambiente di lavoro inclusivo e flessibile.
Via libera al piano globale dedicato a ogni dipendente del Gruppo che diventi genitore naturale o adottivo, al quale Aviva si impegna ad offrire 11 mesi di congedo parentale.
La novità rivoluzionaria di questo piano è che prevede anche per gli uomini il diritto a 5 mesi retribuiti al 100% e a ulteriori 6 non retribuiti, per un totale di 11 mesi di congedo. Le neo-mamme potranno invece usufruire di 5 mesi al 100%, 6 mesi retribuiti al 60% (30% Aviva e 30% INPS) per un totale di 11 mesi di congedo.
Nel caso tutti e due i genitori siano dipendenti del Gruppo, il diritto all’aspettativa si applica comunque ad entrambi.
Inoltre, al fine di supportare i dipendenti con responsabilità genitoriali e permettere loro di trovare il giusto equilibrio tra vita lavorativa e vita personale, Aviva conferma, per il secondo anno, il progetto “Aviva for Children”, il centro ricreativo per i figli dei dipendenti dai 3 ai 14 anni, con attività ludico-educative, laboratori didattici e gite organizzate durante tutta l’estate
“Siamo sostenitori di attività volte a fornire ai dipendenti utili strumenti per una costante crescita personale e professionale, che vada incontro ai bisogni e alle esigenze di tutti. Abbiamo da sempre valorizzato le diversità e l’inclusione perché riteniamo che siano elementi indispensabili non solo per il successo dell’azienda ma anche per il benessere dei dipendenti. È per questi motivi che ci impegniamo costantemente nel promuovere pratiche che elimino qualsiasi gap in termini di pari opportunità.” commenta Enrico Gambardella, People Lead di Aviva in Italia.
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