I lettori ci scrivono

Connessi e promossi

La migliore è quella di una nota compagnia telefonica: “Connessi e promossi”, una promozione-slogan perfetto per la scuola ai tempi del covid. Si assicura che il concetto è già arrivato a destinazione: gli studenti hanno capito e molti si sono già mangiati la foglia.

Nel frattempo classi (“virtuali” s’intende) dimezzate, alunni che entrano ed escono al ritmo di connessioni singhiozzanti (volutamente o meno non è dato saperlo), parole che viaggiano su giga in esaurimento e stridono come gli ingranaggi di un nastro metallico che gira “Veemente dio d’una razza d’acciaio,rodendo il morso con striduli denti…”: Tomaso Marinetti ci avrebbe scritto fiumi di versi.

“Prof, non ho capito”, “Prof, non la sento”, “Prof, mi ha buttato fuori”, “Prof, non spreco i giga per la sua lezione, ne ho pochi e dopo ho verifica d’inglese”, “Prof, oggi non sarò presente alla videolezione: mi si è fuso il pc”, “Prof, non so se riuscirò a stare sino alla fine…in casa siamo in 4 ad usare la connessione”…

Da Scuolazoo un video tutorial in cui un giovane fornisce il perfetto vademecum dello #studentefelicementeconnesso: istruzioni per l’uso “intelligente” della scuola digitale nell’era covid, ossia “come essere furbi e gabbare in modo “illuminato” quei fessi di docenti che anche a distanza s’illudono di continuare a garantire il diritto alla scuola.

Sarò franca: in altri tempi questo video l’avrei trovato simpatico, ma, mi si perdonerà, oggi proprio no, è un colpo durissimo, solo l’ultimo in ordine di tempo, assestato alla nostra professione. È come se andassimo nudi in giro per il mondo, completamente (e forse definitivamente) depauperati dei nostri strumenti, primo fra tutti l’autorevolezza, quella che un tempo, lontano ormai, faceva bella la “scuola di tutti”, che forse è stata il prodotto più compiuto della Costituzione.

Ecco perché “simul stabunt, simul cadent”: “insieme staranno, insieme cadranno”. Come un medico senza bisturi non può operare, un insegnante senza mezzi, completamente svuotato della propria autorevolezza, non può garantire autenticamente il diritto all’istruzione. È solo un fantoccio, un esecutore di ordini nelle mani di un Governo che sforna decreti che si fermano al veto, ma non contengono nulla di propositivo.

Il resto sono solo parole, inconsistenti proclami snocciolati nei social e nei talk show, ormai diventati i canali ufficiali delle comunicazioni istituzionali che si fanno spazio fra le ospitate del Grande fratello vip, come se la scuola non meritasse di più, come se i nostri studenti non fossero la priorità in un paese che sta cadendo a pezzi. Da tempo, sì, ma da marzo la china è stata più ripida e la discesa inevitabilmente più veloce: il covid è un ottimo alibi per mascherare l’assoluta incapacità di guardare lontano, oltre il problema. Si chiama lungimiranza ed è una dote che al bravo timoniere – amministratore non può e non deve mancare. Nove mesi di vuoto, risorse sprecate, incapacità di fare rete fra le varie amministrazioni, attuale drammatica assenza di prospettiva.

La scuola assiste alla propria autodistruzione da 9 mesi, vorrei ricordarlo a chi dice “che saranno mai 2, 3 mesi di Dad per ragazzi che stanno anche 10 ore a smanettare con la Play?”. Chi dice così, oltre a dover fare un passo indietro perché evidentemente parla da profano del mondo della formazione (“unicuique suum”, “a ciascuno il suo”) dimostra di avere una visione limitata ed estremamente superficiale della realtà. Si parla di quello che si sa. Di quello che non si sa è meglio tacere: anche questo è un modo di contribuire alla ricostruzione ideale ed etica del nostro paese.

Giorgia Loi

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