Cosa direbbero gli antichi filosofi stoici del nostro moderno vivere? E del nostro insegnare? Sarebbero d’accordo con una Scuola che formasse il lavoratore, educandolo alle “competenze”, anziché insegnargli a vivere secondo le proprie inclinazioni profonde?
Molti studiosi della psicologia da almeno un secolo hanno riscoperte e fatte proprie idee portanti dello stoicismo di Zenone, Seneca, Epitteto, Marco Aurelio. Chi insegna a studenti in età adolescenziale può tener conto di queste idee per aiutarli a ritrovare se stessi attraverso la Scuola e la pratica didattica quotidiana.
La virtù stoica risiede nel saper vivere conformandosi a ragione e natura: le quali collimano, perché secondo gli stoici la natura è razionale (in quanto divina); esser razionali significa quindi far sì che la propria razionalità partecipi della razionalità divina. Occorre accettare ciò che accade, anziché venirne trascinati controvoglia. La virtù è conoscenza: essa rende consapevoli, e tale consapevolezza è di per se stessa virtù.
Oggi siamo disorientati da migliaia di stimoli quotidiani, che ci impediscono di concentrarci sulla consapevolezza del vivere, del buono, del bello, del giusto. Gli adolescenti che si isolano col proprio smartphone sono gusci di noce nell’oceano in tempesta. Dobbiamo soccorrerli. La Scuola può essere la loro salvezza.
Dobbiamo insegnare a noi stessi e ai nostri ragazzi a tornare in possesso del controllo della mente, senza cedere alla confusione e all’incertezza che governano la maggior parte dei nostri simili (comprese le persone di successo, i cosiddetti “vincenti”, che spesso occultano una profondissima infelicità). Gli psicoterapeuti stessi oggi aiutano a gestire lo stress con tecniche le cui radici affondano nell’humus dello stoicismo.
La società ellenistico-romana aveva molti tratti in comune con la nostra. Immersa in un’atmosfera di profondo materialismo, di sfiducia nella politica, di sostanziale rinuncia alla spiritualità nella ricerca di successo e benessere materiale, l’umanità di 2.000 anni fa somigliava alla nostra per sostanziale inquietudine e mancanza di senso. Tutto pareva sfuggir dalle mani, cambiando spesso in modo imprevedibile. Confusione e incertezza erano molto diffuse. Il non aver certezze cui aggrapparsi generava stress, proprio come oggi.
Seneca (4 a.C.-65) raccomandava di uscire all’aria fresca, inspirandola profondamente per nutrire la mente. Controllare la propria psiche, in effetti, aiuta a percepire meglio la realtà, a far chiarezza tra pensieri, sentimenti, dati oggettivi; a discernere ciò che possiamo controllare e ciò che non possiamo, lasciando andare ciò che sfugge alla possibilità di cambiarlo. Idee riprese oggi dai ricercatori del Birkbeck Cognitive and Affective Neuroscience Laboratory dell’Università di Londra, i quali hanno dimostrato l’efficacia dell’applicazione pratica dello stoicismo per mitigare le preoccupazioni eccessive dei pazienti con problemi d’ansia, facendoli progredire anche dal punto di vista cognitivo.
Oggi sin troppi studenti non progrediscono negli studi a causa dell’ansia: o meglio, per il modo errato con cui i loro genitori guardano alla Scuola: assecondati in questa distorsione della realtà dalla generalizzata colpevolizzazione degli insegnanti e della Scuola stessa. Lo stoicismo può dunque dare una mano a far chiarezza?
«Quanto tempo risparmia chi non sta a guardare ciò che il suo vicino fa!», scrive Marco Aurelio (121-180). Impara — direbbe probabilmente oggi — a separare i problemi risolvibili dagli irrisolvibili; lascia perdere gli obblighi presunti e inutili, abbandona chi ti appesantisce anziché aiutarti; e domina su quel che resta. Lo stress inizierà a scemare.
Controlla la tua mente. Regola le tue emozioni. Raggiungerai pian piano un equilibrio che incanalerà la tua energia verso la virtù, che è comunione con la tua natura e con quella del cosmo. Scopri nuove amicizie. Cammina a piedi ogni giorno, e già questo ti rilasserà. Motiva il tuo cervello regalandogli nuovi interessi, curiosità, hobby, cose che ti piace fare. Comincerà la tua catarsi. Quante novità puoi trovare frequentando la Scuola?
Rinuncia al pessimismo, al catastrofismo, alla negatività: sono modi di pensare, non sono la realtà; ma possono inghiottirti come un buco nero, se li lasci fare. Reale è che sei in grado di trovare le soluzioni per ogni problema. Devi solo aver fiducia in te stesso: la tua razionalità è potente come quella dell’universo. Le preoccupazioni, invece, sono come il nocciolo della pesca: se lo mastichi ti fai solo male. Continuare a ruminare fissazioni e timori è un’abitudine da abbandonare.
Idee così antiche sono evidentemente le medesime cui si ispira ogni buon percorso di psicoterapia, e possono essere un’ottima base pedagogica per qualsiasi insegnamento: sono infatti valide per tutti, docenti come discenti. La psicoterapia cognitivo-comportamentale le ha in gran parte fatte proprie; così come la pratica della consapevolezza (o mindfulness, che è in sostanza la prosoché stoica, ossia vigilanza e concentrazione sul “qui ed ora”).
Paul Dubois (1848-1918), psichiatra svizzero, riconobbe nello stoicismo il precursore della psicoterapia razionale. Nel 1909 Dubois scriveva: «Se eliminiamo dagli scritti antichi alcune allusioni che davano loro colore locale, troveremo le idee di Socrate, Epitteto, Seneca e Marco Aurelio assolutamente moderne e applicabili ai nostri tempi. In questo campo del pensiero etico gli uomini rimangono gli stessi». E aveva ragione. Una riprova in più che le conoscenze più “inutili” sono necessario fondamento di qualsiasi “competenza” lavorativa e sociale al fine di mantenere l’equilibrio, gestire le relazioni e prendere decisioni. Un mondo più umano e felice si basa sulla conoscenza.
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