Spedizione punitiva in una scuola del Lazio: qui, come riporta La Repubblica, lunedì scorso, 14 ottobre, i familiari di una studentessa hanno aggredito verbalmente docenti, dirigente scolastico dopo essere stati convocati per un consiglio di classe straordinario.
Il consiglio straordinario era stato convocato con l’obiettivo di parlare della sanzione disciplinare decisa per la ragazza, una studentessa delle scuole medie che secondo il racconto di una docente, nei giorni precedenti, avrebbe avuto un comportamento indisciplinato.
Ma la situazione è precipitata in pochi secondi. “I colleghi si stavano ancora solo presentando e non sono nemmeno riusciti a comunicare la sanzione perché la famiglia è entrata urlando con toni minacciosi e insultando i docenti”, riporta sui social un’insegnante.
Così sono state chiamate le forze dell’ordine, a cui il preside ha riferito dell’aggressione subita. I docenti sono ovviamente spaventati e arrabbiati: si parla anche di un sit-in nei prossimi giorni con l’obiettivo di mandare un segnale contro la violenza a scuola.
Nel frattempo, scrive il giornale locale Il Bivio, circa 50 persone, tra cui docenti, genitori, famiglie e personale scolastico, si sono radunate davanti al comando dei carabinieri per esprimere solidarietà e supporto al Dirigente e agli insegnanti coinvolti.
Nella Legge 150/2024, recante “Revisione della disciplina in materia di valutazione delle studentesse e degli studenti, di tutela dell’autorevolezza del personale scolastico nonché di indirizzi scolastici differenziati”, meglio nota come riforma sul voto in condotta, c’è anche una disposizione che concerne misure tutela dell’autorevolezza e del decoro delle istituzioni scolastiche e del personale.
Si tratta dell’articolo 3, che così recita:
1. Con la sentenza di condanna per i reati commessi in danno di un dirigente scolastico o di un membro del personale docente, educativo, amministrativo, tecnico o ausiliario della scuola, a causa o nell’esercizio del suo ufficio o delle sue funzioni, è sempre ordinato, oltre all’eventuale risarcimento dei danni, il pagamento di una somma da euro 500 a euro 10.000 a titolo di riparazione pecuniaria in favore dell’istituzione scolastica di appartenenza della persona offesa. L’importo della somma di cui al primo periodo è determinato dal giudice, tenuto conto dei criteri di cui all’articolo 5 del decreto legislativo 15 gennaio 2016, n. 7.
In altri termini, chi commette reato nei confronti di un Dirigente scolastico o di un docente o di un ATA, mentre sta svolgendo le sue funzioni, reato cui è seguita una sentenza di condanna, dovrà risarcire il danno e inoltre dovrà versare alla scuola in cui lavora il dipendente in questione anche una cifra, stabilita dal giudice, che può arrivare fino a 10 mila euro.
Con questa misura punitiva pecuniaria si vogliono certamente disincentivare le sempre più frequenti aggressioni nei confronti del personale della scuola da parte di studenti, ma anche dei genitori.
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