Il rapporto annuale dell’Ecri, l’organismo del Consiglio d’Europa incaricato di monitorare i fenomeni di razzismo e di intolleranza nei 47 Stati membri, pubblicato oggi, lancia l’allarme: ”I Paesi europei devono imparare a gestire la diversità o rischieranno di perdere un ricco bacino di talento economico”.
”I governi devono comprendere – rilancia il neoeletto presidente dell’Ecri, Jeno Kaltenbach – che la lotta al razzismo e’ essenziale per la costruzione di societa’ piu’ forti. E’ un errore ritenere che questa battaglia sia solo nell’interesse dei gruppi piu’ vulnerabili”.
Nel suo rapporto l’Ecri mette in guardia anche sull’uso sempre più frequente che viene fatto di internet ed in particolare dei social media per diffondere messaggi razzisti e di aperta ostilità verso determinati gruppi, sottolineando tuttavia, che sinora non sono state trovate misure efficaci per contrastare questo fenomeno.
La ”cultura poliziesca” che ha prevalso – si legge nel rapporto – ha creato una crisi nelle relazioni tra gli Stati aderenti al trattato di Schengen riaprendo la discussione sulla reintroduzione delle frontiere interne e alimentando cosi’ il dibattito xenofobo”.
Nel documento viene sottolineato che ”alcuni Paesi”, che non vengono mai citati, ”hanno fallito sotto diversi aspetti nel rispondere all’improvviso afflusso di migranti e richiedenti asilo alimentato da quanto accaduto in Nord Africa durante lo scorso anno”. In particolare viene posta l’attenzione sull’eccessiva rapidita’ di alcuni rimpatri e sulle condizioni di accoglienza inadatte.
Secondo l’Ecri queste ultime hanno dato origine a ”serie tensioni con le popolazioni locali” mentre il sistema di gestione delle richieste d’asilo in certi paesi ”si e’ completamente sfasciato”