La scuola non sembra voler andare dietro gli sprechi delle altre pubbliche amministrazione: secondo quanto riportato sul sito del ministero della Funzione Pubblica, se nel 2011 sono aumentati in media del 3,9% gli incarichi di consulenza o collaborazione esterna, con punte del 123,53% tra i Vigili del Fuoco, sono diminuiti del 51% quelli della Polizia di Stato. E quelli in seno al comparto Istruzione sono calati del 12,21%.
A livello medio le consulenze sono aumentate del 3,9%. Se il numero degli incarichi a consulenti e collaboratori è rimasto stabile, +0,26%, il loro valore è infatti aumentato del 3,92% a quota 1,292 miliardi. Il dato non farà sicuramente piacere ai responsabili del ministero della Funzione Pubblica, che da lcuni anni porta così avanti “l’operazione trasparenza”, e che anche nel 2011, quando fino a metà novembre è stato ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta (poi sostituito da Filippo Patroni Griffi con l’insediamento del governo Monti) aveva fatto della lotta a costi, inefficienze e sprechi un punto forte del suo programma di lavoro.
La situazione è difficile. Tanto che l’attuale titolare di Palazzo Vidoni, Gianpiero D’Alia, definisce “non tollerabile”, soprattutto “alla luce delle difficoltà che vive il Paese e se pensiamo alle tante grandi professionalità già presenti nelle strutture pubbliche in grado di svolgere perfettamente quegli incarichi”. E promette di “monitorare”, per “capire come intervenire”.
Sono state 14.852 le pubbliche amministrazioni che hanno comunicato i dati 2011 all’anagrafe delle prestazioni, 731 in più rispetto alla rilevazione sul 2010. Con i Vigili del Fuoco, a registrare un aumento maggiore del numero di incarichi a consulenti e collaboratori ci sono gli enti pubblici non economici con il 61,76%, e i ministeri con il 52,99%. Poco oltre l’11% l’aumento per Province e Università. Mentre sul fronte dei virtuosi, dopo la Polizia di Stato c’é la Presidenza del Consiglio dei Ministri, che ha tagliato il numero di incarichi del 37,33%. -29,93% nelle Regioni, -13,90% negli enti di vigilanza, -12,21% nella scuola, -4,72% nei comuni.
Se invece si guarda alla distribuzione geografica, sempre per numero di incarichi e non per il valore dei compensi, è maggiore la flessione al Sud, -11,92% ma non nelle Isole, -2,77%; la situazione è stabile al Centro, -0,54%, ed in controtendenza al Nord, +4,36%.
Sono le pubbliche amministrazioni della Basilicata nel 2011, su questo fronte, ad essere state le meno virtuose: +25,84%. Poi +24% in Trentino Alto Adige, +6,27% in Friuli Venezia Giulia, +5,75% in Lombardia, +5,74% in Veneto. Segno più, con aumenti più contenuti, anche in Molise, Umbria, Piemonte, Sicilia e Toscana. Forti invece i tagli in Valle D’Aosta, -35,41%, e Calabria, -29,55%. Poi in Campania, -11,57%, Sardegna, -11,05%, Abruzzo, -10,48%, Liguria, -9,29%, Puglia, -9,15%.
Sono state 14.852 le pubbliche amministrazioni che hanno comunicato i dati 2011 all’anagrafe delle prestazioni, 731 in più rispetto alla rilevazione sul 2010. Con i Vigili del Fuoco, a registrare un aumento maggiore del numero di incarichi a consulenti e collaboratori ci sono gli enti pubblici non economici con il 61,76%, e i ministeri con il 52,99%. Poco oltre l’11% l’aumento per Province e Università. Mentre sul fronte dei virtuosi, dopo la Polizia di Stato c’é la Presidenza del Consiglio dei Ministri, che ha tagliato il numero di incarichi del 37,33%. -29,93% nelle Regioni, -13,90% negli enti di vigilanza, -12,21% nella scuola, -4,72% nei comuni.
Se invece si guarda alla distribuzione geografica, sempre per numero di incarichi e non per il valore dei compensi, è maggiore la flessione al Sud, -11,92% ma non nelle Isole, -2,77%; la situazione è stabile al Centro, -0,54%, ed in controtendenza al Nord, +4,36%.
Sono le pubbliche amministrazioni della Basilicata nel 2011, su questo fronte, ad essere state le meno virtuose: +25,84%. Poi +24% in Trentino Alto Adige, +6,27% in Friuli Venezia Giulia, +5,75% in Lombardia, +5,74% in Veneto. Segno più, con aumenti più contenuti, anche in Molise, Umbria, Piemonte, Sicilia e Toscana. Forti invece i tagli in Valle D’Aosta, -35,41%, e Calabria, -29,55%. Poi in Campania, -11,57%, Sardegna, -11,05%, Abruzzo, -10,48%, Liguria, -9,29%, Puglia, -9,15%.