Chi è Valentina Cuppi, la donna che ha accompagnato il segretario Dem Nicola Zingaretti alle consultazioni in quota PD?
Valentina Cuppi è professoressa di Storia e filosofia, oltre che Presidentessa del PD dal 22 febbraio 2020 (al posto di Gentiloni) e sindaca dal 2019 di Marzabotto, città simbolo del sacrificio di tanti uomini e tante donne vittime dei crimini nazifascisti contro l’umanità, ricorda Nicola Zingaretti.
Con lei, la delegazione del Partito Democratico dice sì al Governo Draghi e nella persona del suo Segretario, rilancia le proprie priorità: “Il piano di riforme deve essere rivolto soprattutto alle fasce più deboli, a cominciare da giovani e donne più colpiti da effetti della pandemia.”
Le donne del PD
Ma le donne saranno veramente al centro per il Pd? Oggi lo sono? I segnali non vanno in questa direzione, a partire da una delegazione quasi interamente al maschile.
Una questione che non è sfuggita all’Espresso di Marco Damilano. Infatti, la Presidentessa del Pd, proprio in quanto unica donna, di recente si è resa protagonista di uno scambio di vedute con Susanna Turco, autrice di un pezzo sull’Espresso, in cui la giornalista parla della sindaca come di una donna invisibile, a contestare, non lei chiaramente, ma le gravi mancanze del Partito Democratico sul fronte dell’eguaglianza di genere (ricordiamo, ad esempio, che alle ultime primarie del PD, su 6 candidati c’era una sola donna).
La polemica con L’Espresso
Una critica alla quale Valentina Cuppi risponde con un La politica è impegno, non visibilità. E ancora: “Vorrei, talvolta, un partito più coraggioso? Sì, lo voglio,” continua la Presidentessa del PD, “vorrei, ad esempio, che temi come il salario minimo, lo ius culturae e lo ius soli, i canali umanitari, il fine vita, fossero centrali e prioritari per il Partito Democratico e che li si rivendicasse sempre con orgoglio. Ma il cambiamento non si può imporre. Ci si fa portatori e lo si accompagna.”
La controreplica di Susanna Turco
La controreplica di Susanna Turco: “Cara Presidente Valentina Cuppi,
l’invisibilità non dipende dalle proprie doti e dal proprio impegno, ma dal contesto nel quale si agisce. Lei come donna è invisibile quanto sono io o chiunque altra per il legislatore e per una politica che, al netto dei proclami e dei titoli, è maschilista e testosteronica, come conferma in maniera plastica questa crisi di governo. Segnalarlo non è una critica a lei, ma a chi sorregge e perpetua questo stato di cose. E spero che più che l’indignazione verso di me, che ho fotografato la situazione in modo forse ruvido, sia forte quella verso gli uomini del suo partito.”