Stavolta vedremo un altro film. La musica è cambiata. Non sono queste le parole del Premier Conte oggi al Senato né della Ministra Azzolina ieri da Lilli Gruber, ma il senso è questo: la scuola non sarà la prima a chiudere, stavolta, semmai sarà l’ultima.
I dati del contagio sono drammatici, eppure sulla scuola si mantiene un ottimismo quasi paradossale.
A livello generale, infatti, l’intervento del Presidente del Consiglio al Senato suona come prepariamoci al peggio, vista l’affermazione: “A livello regionale bisogna essere pronti a intervenire per modulare in senso più restrittivo, se necessario, le misure attuali.”
E nel contempo, sul fronte scuola, la linea del Governo, di certo la linea Azzolina-Conte, è meno prudenziale e sembra sposare il principio: tutto ciò che è superfluo, se rischioso chiuderà, ma della scuola non possiamo fare a meno. Filosofia in parte condivisibile, fatte salve le preoccupazioni per la salute di chi si muove tra le pareti di scuola.
Il Premier, insomma, tra ovazioni e contestazioni, ha chiarito: “Le attività scolastiche continueranno in presenza, non possiamo permetterci che i migliori assi del nostro Paese possano subire ancora gli effetti della pandemia e che a loro vengano chiesti ulteriori sacrifici. Lo dobbiamo ai nostri dirigenti, docenti, al personale ata, che anche in condizioni difficili” hanno saputo mettersi in gioco e fare fronte all’emergenza con strumenti inediti. E continua: “Ma lo dobbiamo anche alle famiglie e soprattutto ai nostri ragazzi, che non possiamo lasciare privi di un’esperiezna didattica che integra la fondamentale relazione interpersonale.”
Quindi il Presidente del Consiglio ribadisce ancora una volta le novità del Dpcm sulla scuola, in particolare in riferimento alle scuole secondarie di secondo grado cui si è previsto di implementare ulteriori misure in termini di scaglionamento orario, fino all’ipotesi dei turni pomeridiani.
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