Dopo la pubblicazione dell’articolo sul Corriere della Sera del giornalista Massimo Gramellini sul caso della gaffe di Giuseppe Conte, arriva subito la risposta.
L’ex premier ha spiegato come sono andate le cose in un suo post sui social, sottolineando che sarebbe costata “troppa fatica” fare delle ricerche prima di scrivere.
Ecco la risposta integrale di Giuseppe Conte
Amici, oggi sono in prima pagina sul Corriere della Sera! Ma non illudetevi, non ci sono per le iniziative del M5S contro l’autonomia differenziata, né tantomeno per la nostra mozione sul riconoscimento dello Stato di Palestina che abbiamo portato in Aula (e la maggioranza di Governo ha appena respinto). Gramellini sul primo giornale d’Italia riserva tutto lo spazio a sua disposizione per bocciarmi in storia, con una bacchettata sulle mani. Durante un intervento alla festa Anpi di Bologna, al termine di una lunga analisi sul fascismo, sono incappato in un palese lapsus dicendo che “nel 2026 c’è stato qui a Bologna l’attentato a Matteotti, poi c’è stato lo scioglimento dei partiti”. Una distrazione, certo. Gramellini, ipereccitato dalla possibilità di riversarsi sulla tastiera e di puntarmi contro l’indice al fine di non farmi passare neppure “l’esame di terza media”, mi ha ricordato che del delitto Matteotti “quest’anno all’insaputa di Conte si commemora il centenario”. All’insaputa di Gramellini esiste un tasto che permette di mandare lo stesso video indietro di pochissimi secondi per sentire dalla mia viva voce il ricordo proprio del “centenario del delitto Matteotti”. Oppure si può fare una ricerca su web e giornali per ritrovare tutte le iniziative pubbliche a cui ho preso parte in questi mesi per celebrare la ricorrenza del delitto Matteotti. Troppa fatica fare il giornalista con onestà e scrupolo professionale, analizzare il video per intero e posare, in alcuni salottini, la bacchetta. Troppa fatica pretendere da un giornalista, di fronte a un evidente lapsus (“anno 2026”), lo sforzo di mettere insieme i vari indizi che pure io stesso avevo disseminato (“qui a Bologna”; “attentato” e non “delitto”; “poi c’è stato lo scioglimento dei partiti”), per pervenire alla conclusione a cui altri sono arrivati autonomamente, dimostrando onestà intellettuale ed elementare conoscenza della storia: e cioè che facevo riferimento all’attentato a Bologna del 1926 a Mussolini.
“Un passo avanti rispetto all’anno scorso, quando durante un dibattito parlamentare lo confuse con Andreotti, ma ancora troppo poco per superare l’esame di terza media: Matteotti non subì un attentato, ma un sequestro, nel corso del quale venne ucciso. A Roma, non a Bologna. E non nel 2026, e neanche nel 1926, ma nel 1924 (infatti quest’anno, all’insaputa di Conte, si commemora il centenario)”, queste le parole di Massimo Gramellini.
“Il timore è che si inneschi una dotta disputa con Sangiuliano, il quale potrebbe spostare il delitto Matteotti in Cambogia e attribuirlo ai khmer rossi. Ma nemmeno il ministro con delega alle gaffe riuscirà mai a competere con quella che Conte rimediò da presidente del Consiglio, inaugurando con un discorso scritto (!) la Fiera del Levante a Bari: ‘Con l’8 Settembre inizia un periodo di ricostruzione’. Confuse l’armistizio (e l’inizio della guerra civile) con la Liberazione, l’8 settembre del 1943 con il 25 aprile del 1945. O del 2026”.
“Posso solo immaginare l’invidia che avrà provato Sangiuliano, ascoltandolo. Specie quando Conte aggiunse che il miracolo economico ci ‘ha balzati’ al settimo posto delle potenze mondiali. Perché quel grande innovatore non si accontenta di riscrivere la storia. Vuole mettere mano anche alla grammatica”, ha concluso Gramellini.
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